Settimana scorsa Pfizer ha fatto cassa, cedendo il business alimentare per l’infanzia a Nestlé per 11,85 miliardi di dollari e martedì il colosso farmaceutico americano ha presentato conti per il primo trimestre 2012, annunciando il buyback di azioni proprie per 1,7 miliardi di dollari nei tre mesi (con l’obiettivo di arrivare a cinque miliardi entro la fine dell’anno), segnali dalla flessione degli utili da 2,22 miliardi di dollari, pari a 28 centesimi per azione, a 1,79 miliardi, e 24 cent. Nel periodo il giro d’affari è calato del 7% a 15,41 miliardi (sotto il consensus di 15,74 miliardi). Il dato è stato ampiamente condizionato dalla scadenza del brevetto sull’anticolesterolo Lipitor, da cui Pfizer ha ottenuto gran parte delle sue fortune negli ultimi anni. Nel trimestre, infatti, il blockbuster (che nel 2008 aveva garantito un giro d’affari di 12,4 miliardi di dollari, risultando il farmaco branded più venduto al mondo) ha visto le sue vendite calare del 42% a 1,4 miliardi di dollari, dopo che in novembre il brevetto era scaduto lasciando il terreno ai produttori di generici (Pfizer era riuscita a rimandare di un po’ il colpo grazie a un accordo con l’indiana Ranbaxy).
Una trimestrale quindi all’insegna del Lipitor, in negativo, che giocoforza dovrà essere il punto di partenza per il rilancio di Pfizer, che ha già dichiarato di voler utilizzare l’incasso ottenuto da Nestlé non solo per continuare con il buyback ma anche «per altro».
Come scriveva ieri il New York Times , quella che era una volta la Big delle big pharma, dovrà ora convincere gli investitori (che ancora la sostengono: ieri il titolo scambiava in moderata flessione, in linea con la performance di Wall Street) di avere una nuova strategia, che non sia esclusivamente riduttiva, come il taglio del 30% del budget per la ricerca , ufficialmente annunciato per focalizzarsi sui business più profittevoli come quelli di antitumorali e terapie per l’Alzheimer.
Di fatto, Pfizer pensa a ridimensionarsi. «Non significa necessariamente diventare più piccoli in assoluto – ha spiegato il chief executive lan Read – visto che la filosofia che sta alla base di Pfizer non cambia. Siamo un’azienda biofarmaceutica focalizzata nell’applicare la scienza per migliorare la qualità della vita delle persone. E il nostro core. È quello che determinerà il nostro successo». Ma Pfizer è in buona compagnia. Solo quest’anno, infatti, sono circa una ventina i farmaci blockbuster in scadenza di brevetto. E, secondo i calcoli di Barclays,