IL CASO «IGF-1» Attualmente solo i giudici possono dare il via libera all’uso anche contro il parere del ministero come per le cure anti-Sla
Quando i medici prescrivono e i giudici autorizzano. Si chiama "uso compassionevole" ed è la motivazione con cui viene riconosciuto nei tribunali il rimborso da parte del Ssn di farmaci non autorizzati al commercio. È quello che è accaduto con "il caso Di Bella". E che si sta ripetendo con l’Igf-1 e i malati di Sla (Sclerosi laterale amiotrofica).
La Sla è una malattia neurogenerativa progressiva, la stessa che ha portato alla morte Luca Coscioni e Piergiorgio Welby. L’Igf-1 è un medicinale che costa oltre 140mila euro all’anno per ogni singolo paziente e che non è commercializzato in Italia, ma esclusivamente in America dove è utilizzato per il trattamento di una malattia rara che colpisce i bambini, la sindrome di Laron.
Eppure in Italia ci sono alcuni neurologi, pochi, che prescrivono questo farmaco ai malati di Sla. Poi la palla passa al giudice, che deve decidere se riconoscere o meno la somministrazione gratuita "ad uso compassionevole". Lo Stato è quindi costretto ad acquistare il farmaco per conto del malato, nonostante sia il ministero della Salute sia l’Aifa (Agenzia italiana del Farmaco) abbiano espresso parere negativo, smentendo le proprietà "miracolose" dell’Igf-1. In Italia, per di più, quello che viene prescritto dai neurologi è l’Igf-1/Igf-Bp3, una versione più moderna dell’Igf-1, che non è mai stata sperimentata sui malati di Sla. Ma dal 2008 questo e qualsiasi altro "caso Di Bella" non si potranno più verificare in base alla norma della Finanziaria che vieta ai medici di prescrivere farmaci non autorizzati al commercio.
Intanto, secondo Mario Melazzini, presidente dell’Aisla (Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica), «stiamo sprecando energie». In termini di denar l’Igf-1 viene somministrato a più di 30 pazienti, per un costo di oltre 4 milioni di euro, che potrebbe più che raddoppiare se si sbloccassero gli oltre 40 casi di malati di Sla che, già autorizzati dal giudice, sono in attesa del farmaco. Senza contare le decine di cause in corso. Ma le energie di cui parla Melazzini sono anche in termini di illusioni che vengono prospettate ai malati e ai loro familiari, da chi definisce l’Igf-1 un farmaco salvavita.
Come si è diffuso l’Igf-1 in Italia? Tutto è cominciato in Calabria, a Lamezia Terme, dove il paziente Carlo Bruno ha ottenuto per primo, nel 2002, la somministrazione dell’Igf-1 per il trattamento della Sla. La sentenza del giudice di Lamezia ha aperto la strada a quelle che sono venute in seguito. Bruno e i racconti miracolosi pubblicati sul suo sito hanno fatto breccia nelle speranze di molti malati, eppure sia il presidente dell’Aisla che Maria Antonietta Coscioni, moglie di Luca, dicono di dubitare che sia affetto da Sla.
Della storia di Carlo Bruno è al corrente anche Manfredi Saginario, neurologo parmense che non si sbilancia ma ammette di aver prescritto l’Igf-1/Igf-Bp3 a «decine di pazienti». L’unico a dirsi sicuro della buona fede di Bruno è il suo avvocato, Fabio Trapuzzano, anche lui di Lamezia Terme, famoso fra i malati di Sla come colui che ha vinto più di settanta cause "ad uso compassionevole".
LE NUOVE REGOLE
«Uso sicuro» dei farmaci
La Finanziaria 2008 stabilisce che «in nessun caso il medico curante può prescrivere un medicinale di cui non è autorizzato il commercio quando sul proposto impiego del medicinale non siano disponibili almeno dati favorevoli di sperimentazioni cliniche di fase seconda»
La valutazione
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