Un no deciso a limitazioni della spesa farmaceutica “esclusivamente fondate su criteri ragionieristici, svincolate dall’individuazione dei bisogni assistenziali prioritari della popolazione”. La Federazione italiana dei medici di medicina generale (Fimmg) ribadisce le sue posizioni dopo la riunione della segreteria nazionale di venerdì scorso. “Il farmaco, se correttamente usato – prosegue – è un presidio importante non solo nella cura delle malattie acute, ma soprattutto nella prevenzione e nella terapia delle malattie croniche, che costituiscono la vera sfida da vincere per la sostenibilità nel prossimo futuro di un Servizio sanitario orientato alla tutela di una popolazione che invecchia”. Per queste ragioni la sigla sindacale stigmatizza “la criminalizzazione e il contingentamento dell’uso del farmaco, finalizzato alla cosmesi dei bilanci, che – dice – può rivelarsi un boomerang a medio e lungo termine per la salute degli italiani”. Diversamente, la Fimmg suggerisce che il governo della spesa farmaceutica si fondi, piuttosto che sui tetti di spesa, su un’attenta valutazione dei costi/benefici, su un impiego esteso dei farmaci equivalenti in tutti i casi possibili, oltre che su una definizione articolata delle priorità. Infine – aggiunge – su un’attività regolatoria nazionale, orientata in tal senso dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa)”. Per sottolineare quest’ultimo punto la federazione afferma di condividere “le posizioni dell’Aifa sul significato di Lea, per quanto riguarda l’assistenza farmaceutica. Assistenza che – incalza – non ha esigenze di essere adattata alle diverse realtà culturali e organizzative delle Regioni italiane”.
Sono tre i principi fondamentali che la Fimmg ritiene “irrinunciabili per un corretto svolgimento della attività professionale, nell’interesse della salute del cittadino”. Si comincia dalla “piena autonomia dell’atto prescrittivo, prioritariamente istruito da scienza, coscienza e appropriatezza terapeutica, che è elemento costituente la professione medica, sia in ambito territoriale che ospedaliero, oltre a rappresentare un fondamento del rapporto fiduciario tra medico e assistito. Il secondo principio riguarda la “non sostituibilità del farmaco prescritto, sia esso generico o meno”. Inoltre, per quanto riguarda il farmaco non firmato, al di là di ogni concetto di bioequivalenza, Fimmg sottolinea che “i prodotti farmaceutici non sono comunque identici fra loro e, soprattutto nel trattamento delle malattie croniche, il passaggio incontrollato da un prodotto all’altro può determinare danni alla salute del paziente”. Infine, “il fermo rifiuto di carichi burocratici nell’atto prescrittivo, finalizzati a scoraggiarlo, aumentandone l’esposizione ad azioni di controllo fiscale e sanzionatorio, svincolate da qualsiasi logica di appropriatezza assistenziale. La riorganizzazione della medicina generale, e il potenziamento dell’assistenza socio-sanitaria territoriale – conclude il sindacato – non potranno realizzarsi se non verrà creato un clima di fiducia e rispetto reciproco fra Governo e Regioni da una parte e professionisti dall’altra. Il ripetersi di atti che sistematicamente violano i tre principi sopra enunciati compromette l’instaurazione di questo clima e con esso il miglioramento della qualità dell’assistenza fornita dal nostro Ssn”.
Da “DoctorNews”