La spending review permetterà di risparmiare una decina di miliardi l’anno, servirà anche a finanziare le spese «esigenziali», dalle missioni di pace al 5 per mille, ma non ad evitare tutto il previsto aumento dell’Iva. Invece di 2 punti e mezzo, due da ottobre e un altro mezzo punto dal gennaio 2014, l’imposta sul valore aggiunto crescerà di un solo punto, dal 21 al 22% per l’aliquota standard e dal 10 all’11% per quella ridotta, a partire da gennaio e di un ulteriore mezzo punto dal 2014. Del decreto circola per ora una bozza, 19 articoli suddivisi in cinque titoli, anche se Palazzo Chigi precisa che il testo è ancora in corso di stesura e di revisione dopo gli incontri di ieri con parti sociali ed enti locali. In ogni caso il decreto non conterrà solo tagli alla spesa pubblica. Oltre al rifinanziamento delle spese ancora scoperte, ci sarà anche l’attesa riduzione dell’aggio sulla riscossione dovuto a Equitalia. Un punto dal 2013, dal 9 all’8%, ma la riduzione potrebbe essere anche superiore: fino a quattro punti percentuali se i risultati della riscossione saranno superiori al previsto.
Sanità Dalla riduzione della spesa sanitaria è atteso un contributo di un miliardo di euro già da quest’anno e di due miliardi a partire dal 2013, con un’equivalente riduzione del Fondo Sanitario Nazionale. Il piano di risparmi nella Sanità è drastico: vengono rideterminati i tetti della spesa farmaceutica territoriale e ospedaliera, rinegoziati al ribasso i contratti di appalto, riviste le convenzioni con le strutture private accreditate, ridotti i fondi per l’acquisto dei dispositivi medici, aumentato il contributo delle farmacie all’equilibrio del sistema e delle aziende farmaceutiche all’eventuale sforamento dei tetti di spesa. Per questi ultimi mesi del 2012 le farmacie dovranno concedere al servizio sanitario un extrasconto sui farmaci del 6,5%, che a regime dall’anno prossimo sarà pari al 3,65%. Il tetto alla spesa farmaceutica ospedaliera, che fa registrare sistematicamente uno sforamento, viene alzato dal 2,4% al 3,2%, e parallelamente viene ridotto il tetto alla spesa territoriale (i farmaci a carico del Ssn forniti dalle farmacie) dal 13,3 all’11,5% del totale della spesa sanitaria. Nello stesso tempo viene aumentato, e di parecchio, il contributo delle aziende farmaceutiche agli eventuali sfondamenti della spesa. Le imprese, infatti, dovranno farsi carico del 50% delle somme che eccedono il tetto fissato dal governo, mentre il restante 50% sarà a carico delle Regioni, ma solo di quelle che, nel complesso, non sono riuscite a rispettare il tetto. La manovra sulla sanità non si ferma, tuttavia, alla farmaceutica. Intanto le Asl, che potranno rinegoziare i contratti con prezzi eccedenti il 20% rispetto al valore di riferimento, saranno obbligate ad ottenere le forniture attraverso la Consip, la centrale pubblica per gli acquisti centralizzati. Il decreto legge prevederebbe, poi, la riduzione del 5%, rispetto al 2011, delle spese per gli appalti di beni e servizi “non sanitari”, mentre gli esborsi delle Regioni per le prestazioni sanitarie svolte dai privati accreditati in regime di convenzi