Il provvedimento sull’appropriatezza delle prestazioni sanitarie doveva garantire, sulla carta, risparmi per 106 milioni l’anno sulle visite specialistiche e altri 89 sulla riabilitazione. Ma il software dei medici non è stato aggiornato e chi prescrive gli accertamenti non ha gli strumenti per condividere i dati con Asl e ministero. Tribunale diritti malato: “Sospenderlo”
di F. Q. | 25 febbraio 2016 | Il Fatto Quotidiano
Così quelle norme draconiane, con tanto di multe per il dottore che “abusa” delle prescrizioni e obbligo per il malato di pagare di tasca propria l’esame ritenuto superfluo, restano in parte sulla carta, con buona pace della relazione tecnica che prefigurava risparmi pari a 106 milioni l’anno sulle prestazioni specialistiche e altri 89 sulla riabilitazione. Quando invece i nuovi paletti vengono applicati, si verificano casi limite per cui, per esempio, il paziente che fa un esame di laboratorio in un centro accreditato paga di tasca sua e non può nemmeno chiedere il rimborso perché il medico che prescrive l’accertamento non ha modo di inserire nella ricetta le necessarie note.
Così, stando al quotidiano della Confindustria, stretta tra le pressioni dei sindacati dei medici e le lamentele delle associazioni dei cittadini la Lorenzin è pronta a metterci una pezza. Il veicolo potrebbe essere il decreto sui nuovi Livelli essenziali di assistenza, atteso entro fine mese. In arrivo anche una circolare applicativa che il ministero sta mettendo a punto insieme alla Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo) e a Sergio Venturi, assessore alla Sanità dell’Emilia Romagna che guida la commissione Salute delle Regioni.