Il provvedimento sull’appropriatezza delle prestazioni sanitarie doveva garantire, sulla carta, risparmi per 106 milioni l’anno sulle visite specialistiche e altri 89 sulla riabilitazione. Ma il software dei medici non è stato aggiornato e chi prescrive gli accertamenti non ha gli strumenti per condividere i dati con Asl e ministero. Tribunale diritti malato: “Sospenderlo”
di F. Q. | 25 febbraio 2016 | Il Fatto Quotidiano
Mentre il premier Matteo Renzi rivendica “25 miliardi di tagli”, la spending review sulla sanità sta perdendo pezzi. A un mese dall’entrata in vigore il discusso decreto sui tagli alle prestazioni“inutili”, che stringe le maglie sull’erogabilità a carico del Servizio sanitario nazionale di 205 tra visite e accertamenti “a elevato rischio di inappropriatezza“, si è infatti rivelato un flop. E ora, secondo anticipazioni de Il Sole 24 Ore, il ministro della Salute Beatrice Lorenzin è già pronta a rivedere la norma. Che sta provocando il caos negli ambulatori e negli ospedali, disorienta i cittadini ed è in gran parte inapplicabile perché il software dei medici non è stato aggiornato e chi prescrive gli accertamenti non ha gli strumenti per condividere in tempo reale i dati con Asl e ministero.
Così quelle norme draconiane, con tanto di multe per il dottore che “abusa” delle prescrizioni e obbligo per il malato di pagare di tasca propria l’esame ritenuto superfluo, restano in parte sulla carta, con buona pace della relazione tecnica che prefigurava risparmi pari a 106 milioni l’anno sulle prestazioni specialistiche e altri 89 sulla riabilitazione. Quando invece i nuovi paletti vengono applicati, si verificano casi limite per cui, per esempio, il paziente che fa un esame di laboratorio in un centro accreditato paga di tasca sua e non può nemmeno chiedere il rimborso perché il medico che prescrive l’accertamento non ha modo di inserire nella ricetta le necessarie note.
Risultato: un boom di segnalazioni e richieste di aiuto al Tribunale per i diritti del malato, che a metà febbraio ha annunciato la nascita del servizio di tutela “SOS appropriatezza”, in collaborazione con Cittadinanzattiva, e ha chiesto al ministro e al Parlamento di sospendere il decreto. “I cittadini stanno pagando sulla loro pelle e sulle loro tasche l’effetto “razionamento” del Decreto”, ha denunciato il coordinatore Tonino Aceti. “L’ultimo caso viene da Campobasso, dove una giovane donna si è vista rifiutare illegittimamente la prescrizione di una mammografia di controllo su ricetta rossa, mentre invece l’ha ricevuta su ricetta bianca con indicazione di rivolgersi al privato”, ha concluso Aceti.
Così, stando al quotidiano della Confindustria, stretta tra le pressioni dei sindacati dei medici e le lamentele delle associazioni dei cittadini la Lorenzin è pronta a metterci una pezza. Il veicolo potrebbe essere il decreto sui nuovi Livelli essenziali di assistenza, atteso entro fine mese. In arrivo anche una circolare applicativa che il ministero sta mettendo a punto insieme alla Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo) e a Sergio Venturi, assessore alla Sanità dell’Emilia Romagna che guida la commissione Salute delle Regioni.