È noto da tempo che gran parte degli esiti negativi di un’organizzazione sono dovuti anche a difetti del management. Del resto un’organizzazione è fatta di persone, dunque il non saperle gestire bene comporta risultati insoddisfacenti. Partendo dal detto che il “pesce comincia a puzzare dalla testa”, molti ipotizzano che, se a causa di dirigenti incompetenti si crea un ambiente socialmente tossico, si avranno a cascata decrementi di produttività e peggioramento del clima psicosociale dell’organizzazione. Tuttavia, la ricerca scientifica è molto prudente nel trarre conclusioni definitive al riguardo, dal momento che apparirebbe assai strano imputare solo ad uno dei due elementi della relazione capo-collaboratore la causa di tutti i mali.
In effetti, così come un leader presuppone sempre seguaci anche un capo trova la sua legittimazione nella relazione con i suoi dipendenti/collaboratori. Se tale relazione, già di per sé asimmetrica, è obbligata dalla forza (ad esempio, vi sono coercizioni che riguardano scopi, preferenze, stili comunicativi e di azione) o dalla necessità economica o da inadeguati meccanismi contrattuali, essa risulterà in partenza alterata e diverrà facile occasione di manipolazione e dominanza.
Solo se il collaboratore non è un subalterno che esegue passivamente gli ordini del capo, ma è coraggioso e reagisce costruttivamente, sostiene e indirizza la sua funzione, correggendola quando essa minacci di discostarsi dagli obiettivi comuni si possono ottenere risultati adeguati. Altrimenti, se non c’è riconoscimento del valore reciproco e manca libertà di comunicazione, sono probabili relazioni difettose in cui è predominante il ruolo del capo, con i suoi pregi e soprattutto difetti. Da questo punto di vista, la lista degli attributi del “cattivo capo” è praticamente inesauribile: dalla superficialità comunicativa, alle forme più sottili di mobbing, alla pura idiozia comportamentale. Un esempio di relazione capo-collaboratori difettosa riguarda l’eccessivo controllo su persone e gruppi di lavoro, complicato da un’ossessiva attenzione ai dettagli.
Si tratta del cosiddetto micro-management: un modo di gestire le persone basato sul “picco