I farmaci generici rappresentano certamente un’opportunità per i costi del sistema sanitario. Tuttavia, se il loro uso non viene gestito in modo appropriato limitando la sostituibilità anche tra generici, si possono verificare casi di inequivalenza terapeutica che possono vanificare il risparmio.
Come è noto, i medicinali generici sono "copie" dei farmaci "originali" che possono essere immessi in commercio dopo la scadenza del brevetto del prodotto originale a un costo più basso. Questo aspetto rappresenta lo scopo principale dell’introduzione dei generici nel ciclo distributivo dei farmaci e il costo inferiore è giustificato dal fatto che le ditte che li producono non hanno dovuto sostenere le spese della ricerca e dello sviluppo, mentre sostengono solo le spese ! di produzione e distribuzione.
La composizione rispetto all’originale può differire nella forma chimica (sali, esteri, eteri, isomeri, miscele di isomeri, complessi o derivati di una sostanza attiva) e negli eccipienti. Le indicazioni terapeutiche, inoltre, possono essere diverse tra farmaco originale e il suo corrispondente generico a causa del processo di registrazione europeo che riflette le indicazioni dello Stato di partenza della richiesta registrativa.
Visto che il farmaco generico può avere forme chimiche ed eccipienti differenti dal corrispondente originator, per ottenere la registrazione bisogna dimostrare che i due preparati siano bioequivalenti dal punto di vista farmacocinetico, cioè che l’assorbimento e l’esposizione al farmaco siano simili.
Le due formulazioni sono definite bioequivalenti se la differenza tra parametri farmacocinetici rientra in un intervallo convenzionalmente fissato nel range ± 0,20%.
Da questo scaturisce il cosiddetto fenomeno del "bio-creep" che può pregiudicare la sostituibilità. Per esempio, supponendo che un generico abbia una biodisponibilità +15% e un secondo generico -13%, entrambi sono bioequivalenti rispetto allo standard che imitano, ma non sono tra loro bioequivalenti.
Purtroppo, il confronto diretto non è possibile in quanto i medicinali generici sono confrontati unicamente con il medicinale originale, e così l’interscambiabilità fra generici è solo supposta. I problemi possono insorgere non tanto nell’uso acuto di un farmaco ma nella sostituzione di più generici in corso di terapie croniche.
Francesco Scaglione
Università di Milano
13 marzo 2013 – DoctorNews33