Non è un paese per medici: i risultati del sondaggio. Monaco (FNOMCeO): “Medici in crisi, ma continuiamo a metterci il cuore”
FNOMCeO – Comunicato 1 giugno 2019
Un medico che, nel mezzo del cammino della sua vita professionale, si trova in crisi: soffre la burocratizzazione eccessiva, la medicina amministrata, i vincoli di bilancio. Non riesce più a conciliare lavoro e vita privata, schiacciato da turni massacranti, senza poter prendere ferie e sentendosi in colpa se deve entrare in maternità o in malattia. E allora, sogna la fuga: verso il prepensionamento, verso l’estero, verso il
È questa la fotografia della crisi della Professione medica che emerge dai risultati del sondaggio condotto dall’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Venezia, presentati questa mattina all’Ospedale Civile della città lagunare nell’ambito del Convegno “Verso gli Stati generali… Medicina Meccanica 2.0: il medico e il suo non tempo” organizzato dall’Ordine – mediante la sua Fondazione Ars Medica – insieme alla Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (FNOMCeO),
L’indagine è stata condotta su un campione di 498 medici e odontoiatri volontari, per il 64% uomini e per il 60% con oltre 55 anni, per lo più dipendenti (35%), convenzionati (29%), liberi professionisti (24%), ma anche in via di inserimento professionale e pensionati.
Quasi tutti i medici e gli odontoiatri intervistati ritengono che la loro professione sia in crisi (92%). In particolare, sono soprattutto i più giovani a percepire tale crisi (96% tra gli under 40, 93% sotto i 55 anni). Tuttavia, coloro i quali si trovano nel pieno della carriera manifestano un disagio maggiore (il 60% dei 41-55enni è molto d’accordo con l’affermazione). La crisi della professione medica è avvertita più dalle donne che dagli uomini.
L’eccessiva burocratizzazione viene individuata quale prima causa della crisi della professione medica, soprattutto dagli iscritti più maturi. Inoltre, più della metà di medici e odontoiatri attribuisce una significativa responsabilità ai vincoli della medicina amministrata e all’inadeguato finanziamento del SSN. Per un giovane medico su tre, pesa la difficoltà di relazionarsi con il paziente.
La quasi totalità dei medici (91%) ritiene che le modalità oggi richieste nello svolgimento della professione influiscano negativamente sulla vita privata. L’apice del disagio si riscontra nella fascia anagrafica centrale (41-55 anni). Anche nella professione medica e odontoiatrica, sono le donne ad avvertire una maggiore tensione nel rapporto tra vita privata e lavorativa.
Come reagire a questo disagio?
Il 71% di chi ha meno di 40 anni sogna (47%) o ha già pianificato (14%) la fuga verso l’estero. Non è così, come era prevedibile, per gli over 55.
Anche il prepensionamento è un’idea che si potrebbe concretizzare a breve per quasi il 23% degli iscritti over 55. Con riferimento alla classe anagrafica centrale (41-55 anni), il 23% degli intervistati si dichiara disposto a ritirarsi anticipatamente dal lavoro, se la normativa lo consentisse. Il ritiro anticipato dal lavoro è una possibilità ancora lontana soprattutto per le donne (51%).
A fronte di tutte le considerazioni svolte sugli aspetti critici della professione, emerge tuttavia il persistere di una forte soddisfazione per la scelta professionale effettuata (78%), soprattutto tra coloro che possono vantare una lunga carriera alle spalle. Appena il 14% degli iscritti si ritiene «pentito» del percorso professionale intrapreso, con una maggiore incidenza tra le donne.
Il giudizio relativo alla soddisfazione dell’attuale posizione lavorativa è invece contrastante. Ben il 18% non è stato in grado di dire se vorrebbe passare alla libera professione o viceversa. Inoltre, appena il 53% degli iscritti dichiara di non voler cambiare la propria posizione lavorativa, con una quota del 53% tra gli over 55. Maggiore insoddisfazione emerge tra i dipendenti: infatti, il 37% cambierebbe posizione lavorativa. Diversamente, il percorso inverso lo farebbero appena il 20% dei liberi professionisti.
Al centro dell’indagine, anche l’Educazione continua in Medicina, che oltre la metà dei medici ritiene inadeguata rispetto alle necessità attuali della professione; il task shifting, cioè il trasferimento di competenze dal medico ad altre figure professionali, giudicato negativamente da tre medici su quattro; l’impatto delle nuove tecnologie, accolto con ottimismo da quasi il 60% dei professionisti, ritenendo (il 26%, ma la percentuale sale tra gli under 40) che possa apportare vantaggi per i pazienti, e – il 32%, soprattutto i più anziani – che che possa arricchire, dal punto di vista intellettuale, la Professione. Promosso, infine, il ruolo dell’Ordine, apprezzato dall’80% degli iscritti.
“La crisi del medico, che stiamo affrontando nel percorso degli Stati Generali, è un dato di fatto – ha esordito il vicepresidente della FNOMCeO, Giovanni Leoni, nella doppia veste di presidente dell’Ordine di Venezia -. Il medico è messo alla prova dalla solitudine, dal caos burocratico e organizzativo, oberato da turni massacranti, a rischio di errori e di aggressioni. Noi stiamo analizzando questa crisi, per trovare, tutti insieme, un nuovo modo di essere medici. Lo stiamo facendo attraverso un percorso trasversale a tutta la società civile: oggi questo percorso fa tappa a Venezia”.
“La crisi esiste perché il mondo cambia – ha affermato il Segretario della FNOMCeO, Roberto Monaco, aprendo i lavori del Convegno – Noi non vogliamo subire il cambiamento, ma governarlo e condividerlo: con i colleghi, con le altre professioni, sanitarie e non, con i filosofi, i teologi, i costituzionalisti, i giuristi, gli altri esperti e, soprattutto, con i cittadini. Noi siamo i custodi dei diritti dei cittadini, in particolare di quello alla tutela della salute. È per tenere fede a questa missione che, nonostante tutto, nel nostro lavoro continuiamo a metterci passione, voglia, cuore”.