BERKELEY (California) – Il disturbo di deficit dell’attenzione e di iperattività (ADHD), un fenomeno che sembrava una volta solo americano, pare diffondere sempre di più anche fuori dai confini del «Nuovo Mondo». O quanto meno sta aumentando nel mondo la sua diagnosi e l’utilizzo di farmaci per il suo trattamento. Uno studio del californiano Kaiser Permanente Medical Center indica che dal 1993 al 2003 l’impiego di medicine per trattare questo disturbo psichiatrico – che colpisce soprattutto bambini e adolescenti con sintomi come mancanza di attenzione, difficoltà a concentrarsi e a memorizzare, iperattività, in alcuni casi anche aggressività – è più che triplicato nel mondo. Francia, Svezia, Corea e Giappone sono i Paesi in cui si registra un più netto aumento dei casi.
NON SOLO AMERICA – «Molta gente sostiene che sia un problema americano e che negli Usa ci sia un abuso nella prescrizione dei farmaci – commenta Peter Levine, il pediatra a capo del gruppo che ha compiuto questo studio internazionale – La nostra ricerca mostra invece che altri Paesi stanno avendo lo stesso problema». E’ vero infatti che per anni questo disturbo è stato associato alla società e allo stile di vita a stelle e strisce. Sono infatti tra il 5 e l’8 per cento i bambini americani a cui viene diagnosticata questa sindrome, che negli Stati Uniti costituisce il principale disturbo infantile. Una malattia che genera un giro d’affari mondiali di circa 2-3 miliardi di dollari, e che è stata clinicamente definita soprattutto dagli psichiatri e pediatri statunitensi.
VOCI CONTRO – Altra fonte di polemiche è il fatto che il trattamento principale di questo disordine sia, negli Usa, soprattutto farmacologico, con medicine di tipo anfetaminico. Per questo in Italia sono nate iniziative come «Giù le mani dai bambini», una campagna promossa da varie onlus per trattare i problemi infantili con più cautela. «È una vera e propria tendenza – scrivono sul sito – quella di “schedare” bambini irrequieti e indisciplinati come “malati mentali”: sono ribelli, “creano problemi”, ed il farmaco diventa apparentemente il modo migliore per tenerli a bada».
Carola Frediani
Da Corrirere della sera 08-03-07
NON SOLO AMERICA – «Molta gente sostiene che sia un problema americano e che negli Usa ci sia un abuso nella prescrizione dei farmaci – commenta Peter Levine, il pediatra a capo del gruppo che ha compiuto questo studio internazionale – La nostra ricerca mostra invece che altri Paesi stanno avendo lo stesso problema». E’ vero infatti che per anni questo disturbo è stato associato alla società e allo stile di vita a stelle e strisce. Sono infatti tra il 5 e l’8 per cento i bambini americani a cui viene diagnosticata questa sindrome, che negli Stati Uniti costituisce il principale disturbo infantile. Una malattia che genera un giro d’affari mondiali di circa 2-3 miliardi di dollari, e che è stata clinicamente definita soprattutto dagli psichiatri e pediatri statunitensi.
VOCI CONTRO – Altra fonte di polemiche è il fatto che il trattamento principale di questo disordine sia, negli Usa, soprattutto farmacologico, con medicine di tipo anfetaminico. Per questo in Italia sono nate iniziative come «Giù le mani dai bambini», una campagna promossa da varie onlus per trattare i problemi infantili con più cautela. «È una vera e propria tendenza – scrivono sul sito – quella di “schedare” bambini irrequieti e indisciplinati come “malati mentali”: sono ribelli, “creano problemi”, ed il farmaco diventa apparentemente il modo migliore per tenerli a bada».
Carola Frediani
Da Corrirere della sera 08-03-07