Il "Comitato per la tutela della rete Ims Sigma-Tau", che riunisce quasi tutti i dipendenti in cassa integrazione, ha inviato una diffida all’azienda e alla Rsu aziendale, oltre che alle segreterie nazionali di tutti i sindacati di categoria ed al Ministero del Lavoro ed all’Unione Industriali, attraverso la quale si contesta l’illegittimità della rappresentanza sindacale, in quanto "decaduta da tre anni e non rieletta come da norme vigenti
Lavoratori in cassa integrazione contro i rappresentanti sindacali interni all’azienda. E’ questo il quadro che si delinea a margine della vertenza che vede centinaia di dipendenti della Sigma Tau rischiare il posto, dopo la presentazione del piano industriale da parte della società farmaceutica di Pomezia a fine ottobre.
La rottura definitiva è di questi giorni: l’8 novembre il "Comitato per la tutela della rete Ims Sigma-Tau", che riunisce quasi tutti i dipendenti in cassa integrazione ha inviato una diffida alla Sigma Tau ed alla Rsu aziendale, oltre che alle segreterie nazionali di tutti i sindacati di categoria ed al Ministero del Lavoro ed all’Unione Industriali, attraverso la quale si contesta l’illegittimità della rappresentanza sindacale, in quanto "decaduta da tre anni e non rieletta come da norme vigenti".
"Il Comitato" si legge in un comunicato "raccoglie 210 informatori medico-scientifici, ricercatori e lavoratori amministrativi dei 569 per i quali il 18 gennaio scorso dalla Sigma-Tau di Pomezia è stata aperta la procedura di cassaintegrazione straordinaria a zero ore e senza rotazione, sulla base di una "improvvisa ed imprevista" crisi economica e finanziaria. Ben dieci mesi dopo l’invio delle prime lettere di Cigs, la Sigma-Tau ha recentemente e finalmente presentato alle organizzazioni sindacali e alla Rsu, durante un incontro in Unindustria, un fantomatico piano industriale, in cui ha chiesto l’apertura di una procedura di esubero per altri 146 lavoratori, a fronte di un investimento di 125 milioni di euro nei prossimi tre anni nei settori strategici per l’azienda. Di questi lavoratori, la maggior parte, circa 83, è localizzata nell’area Ricerca e Sviluppo, settore sicuramente strategico, ma già pesantemente colpito e fortemente ridimensionato dalla precedente messa in cassa integrazione. La società ha confermato l’avvio di una procedura di mobilità per 378 dipendenti (dei 569 iniziali 232 sono già in Cigs, molti esternalizzati, molti hanno accettato una mobilità "incentivata" risibile), concedendo la sospensione di tale ultima mobilità poiché le organizzazioni sindacali e la Rsu hanno contrapposto la richiesta di un ulteriore intervento di Cigs, per accompagnare l’attuazione del piano industriale, ritenendo la Cigs più idonea alla gestione delle problematiche occupazionali. Senza entrare nel merito né del piano industriale, non ancora chiaramente definito e divulgato se non nel numero degli esuberi, va però sottolineato che ancora una volta, come già a gennaio 2012, le decisioni concordate sono state sottoscritte senza mai consultare i dipendenti, eludendo i criteri di legge in barba all’art.28 dello Statuto dei lavoratori.