L’accordo farsa (definito poi, con grossolana aggiunta a penna, “ipotesi di accordo”) sottoscritto dalle parti nella notte del 23 febbraio 2012 è assolutamente inaccettabile sia nel metodo che nel merito.
Nel metodo:
• perché è stato spacciato (e diffuso immediatamente alla stampa) da chi lo ha sottoscritto come una vittoria (“salvi i lavoratori”), come l’accordo che ha già “concluso la vertenza”, all’evidente fine di spiazzare i lavoratori, e metterli di fronte al fatto compiuto.
• Perché, puntando sull’effetto sorpresa, sul disorientamento, sull’angoscia che attanaglia i lavoratori, le organizzazioni sindacali hanno tentato di far approvare l’accordo in tutta fretta, senza concedere loro il tempo per un minimo di riflessione, attraverso un’assemblea convocata con sms per il giorno stesso!
• Perché i contenuti dell’accordo non hanno formato oggetto di preventiva discussione ed approvazione da parte di tutti i lavoratori, specie da parte di coloro che, per essere stati già unilateralmente ed arbitrariamente sospesi, ne subiscono già le nefaste conseguenze.
• Perché le OO.SS., prima di sedersi al tavolo delle trattative, avrebbero dovuto pretendere la revoca incondizionata ed immediata di tutti i provvedimenti di sospensione dei lavoratori.
• Perché solo così – azzerando tutto – i lavoratori sarebbero stati messi sullo stesso piano, nella medesima condizione di spirito, ed avrebbero potuto esprimere serenamente il proprio punto di vista, mentre, nell’attuale situazione, la votazione sarà inevitabilmente inficiata dal principio mors tua vita mea, e chi è, per il momento, salvo (per unilaterale decisione aziendale!) sarà portato a votare a favore dell’accordo, non perché ne condivida i contenuti, ma perché indotto a pensare che solo così potrà salvarsi.
• Perché in questo modo, facendo il gioco del datore di lavoro, le OO.SS. hanno diviso i lavoratori, mettendoli gli uni contro gli altri.
• Perché l’accordo ricalca, al ribasso, le condizioni già decise unilateralmente dalla direzione aziendale, come risulta chiaramente dal confronto tra l’ipotesi di accordo del 23 febbraio ed il comunicato aziendale del 14 febbraio, ed allora non si comprende quale sia stato il ruolo delle organizzazioni sindacali, che non hanno fatto altro che aderire supinamente a quanto unilateralmente già da tempo deciso dalla stessa direzione aziendale, e perché mai vi fosse la necessità di chiudere l’accordo a notte fonda (se non per una risibile e mistificatoria messinscena che lasciasse immaginare chissà quale travaglio e conseguente “difficile” parto).