Roma, 14 luglio – La serendipity è notoriamente di casa anche nel settore farmaceutico. Dove sono tutt’altro che rari i casi in cui, cercando qualcosa, se ne scopre invece un’altra. Il caso forse più fortunato e stranoto è quello della losanga blu di Pfizer contro le disfunzioni erettili, il cui principio attivo sildenafil era testato come farmaco anti-angina, salvo poi cambiare direzione una volta constatate le erezioni improvvise e durature che riferivano in massa i volontari sottoposti ai primi trial clinici. L’ultimo caso (per ora) è invece quello del vaccino contro la meningite, rivelatosi del
Ma la storia dei “rimedi per caso” è piena di esempi illustri, ricordati ieri da un articolo pubblicato da meteoweb.it.
Inevitabilmente e imprescindibilmente, la prima citazione è quella della penicillina, scoperta dal patologo Alexander Fleming al ritorno di una vacanza di un mese in Scozia nel 1928. La storia è nota: tornando al lavoro nel suo laboratorio al St. Mary’s Hospital, Fleming rimase stupito nel notare cosa era accaduto a una piastra di Petri abbandonato agli elementi (la finestra del laboratorio era infatti rimasta accidentalmente aperta). In sua assenza, il contenitore – dov’era in coltura il batterio stafilococco aureo – era stato contaminato da una muffa. Fleming notò che vicino al fungo la crescita del batterio si era interrotta: lo scienziato si era letteralmente imbattuto per purissimo caso nel primo antibiotico.
E sempre al caso è legata la storia del primo pacemaker: un ingegnere di New York, Wilson Greatbatch, nel 1956 stava cercando di costruire un dispositivo che registrava i battiti cardiaci, ma accidentalmente ha installato un pezzo sbagliato nel suo prototipo, che ha iniziato a emettere regolari impulsi elettrici. Realizzando che questi impulsi erano in grado di riprodurre la normale attività elettrica del cuore, l’ingegnere si è reso conto del potenziale del dispositivo. Dopo qualche anno di studio, il suo progetto di un pacemaker che poteva essere impiantato nel cuore è stato brevettato e presto è entrato in produzione. I discendenti di quel device hanno corretto il battito di milioni di pazienti.
Anche alcuni antidepressivi furono scoperti per caso: l’iproniazide fu usato all’inizio per trattare la tubercolosi. Per non parlare della prima benzodiazepina, il clordiazepossido, identificato casualmente nel 1955 da un immigrato polacco negli Usa, Leo Sternbach, a partire da un composto chimico che aveva sintetizzato 20 anni prima in Polonia, mentre stava lavorando a una nuova vernice.
“La vernice è stata un fallimento” ricorda l’articolo di meteoweb.it “ma le benzodiazepine come il celebre Valium sono rapidamente diventate i farmaci più prescritti in Usa”.