Brevettare nuovi principi attivi non è cosa di tutti i giorni. Ogni formula rappresenta un capitale. Per questo il futuro delle grandi case farmaceutiche in Paesi come l’Italia, dove i generici rappresentano ancora una minoranza sul volume delle vendite, si gioca da un lato sulla difesa dei brevetti e dall’altro sulla liberalizzazione delle formule. Le aziende in possesso di un brevetto hanno una posizione di forza sul mercato che cercano di difendere gelosamente. Dall’altra parte però c’è una schiera di concorrenti,’ pronti a mettere in commercio la molecola di quel farmaco deprezzato, se di fascia A (cioè a carico del Servizio sanitario nazionale), anche del 20%. Il confronto, così, vede contrapposto chi, nell’imminenza della scadenza del brevetto, cerca di ottenere una proroga della "protezione" e chi, invece, punta a ottenere le necessarie autorizzazioni di messa in commercio dei generici. Nel 2007 sono scaduti brevetti per 130milioni di euro. E quest’anno le molecole che perderanno l’esclusiva sono più di trenta. Questa "guerra" non incide solo sulle tasche dei consumatori italiani, ma anche sulla spesa farmaceutica del sistema sanitario nazionale. Siccome lo Stato è legittimato a rimborsare il principio attivo con il prezzo più basso, maggiore sarà la diffusione dei farmaci "no logo" e minore sarà la spesa pubblica. «Ma affinchè il generico possa essere messo in commercio», sottolinea Elisabetta Racca, specialista di questioni farmaceutiche spesso al fianco dei "genericisti" e a capo della branca legale dello studio marchi e brevetti Norbartolo & Gervase, «è necessario o che scada la licenza di un brevetto (che dura 20 anni) o che esso venga dichiarato nullo. Questo secondo caso si verifica quando un giudice reputa che sia mancato l’elemento di originalità del nuovo prodotto». Attualmente sono in corso diversi contenziosi nei Tribunali di Roma e Milano, finalizzati a liberalizzare tre specialità farmaceutiche: una particolare composizione di omega 3 usata nei trattamenti cardiovascolari, l’omeprazolo, un potente e costoso antiacido, e l’aledronato, uno dei farmaci principe nella lotta all’osteoporosi. Sui primi due farmaci, sono stati i produttori di generici a sollevare il procedimento (Ibsa e Chisi Farmaceutici per gli omega 3 e Rathiofarm per l’omeprazolo, entrambi assistiti da Racca) citando in giudizio le due depositane dei brevetti (rispettivamente Pronova e Astra- Zeneca affiancate nell’ordine dallo studo Trevisan & Cuonzo e dallo studio Franzosi Dal Negro) ipotizzando la mancanza di elementi di novità e di originalità tali da giustificare l’esclusiva. Nell’attesa di un responso da parte del giudice però, le case dei generici hanno già attivato le procedure di autorizzazione per la messa in commercio del farmaco deprezzato. Vicenda un po’ più complessa invece per l’aledronato. Il proprietario del brevetto Merck Sharp & Dohme (Usa, rappresentato da De Berti Jacchia), ha citato per contraffazione l’attuale produttore del generico, Merck Generics (Germania, sempre assistito da Racca), nonostante il brevetto di base fosse scaduto. La Sharp & Dohme infatti, non potendo più difendere la composizione del farmaco, ha cercato di blindare con la tutela brevettale addirittura la sua posologia (dosi e tempi di assunzione del farmaco). «Io in genere assisto i titolari dei brevetti», dice Daniela Ampollini, socio di Trevisan & Cuonzo basato a Parma, «e devo riconoscere che la maggior parte della conflittualità si attiva proprio in vista della scadenza dei brevetti, quando le case dei generici avendo già pronto il farmaco in magazzino, fanno domanda di Aie (autorizzazione di imm
515 2 minuti di lettura