Roma, 10 marzo – A volerne restituire l’essenza, la seduta di ieri del gruppo di lavoro Aifa (nato per partenogenesi dal tavolo sulla farmaceutica costituito al MISE per mettere ordine tra distribuzione diretta, Dpc e convenzionata) è stata l’epifania di quale sia il vero nocciolo della questione di cui discutono i rappresentanti delle istituzioni e della filiera.
E il nocciolo – al netto dei molti altri aspetti che pure esistono e sono importanti – sono gli anni luce di distanza che intercorrono tra le posizioni delle Regioni e quelle di Farmindustria. Con la seconda, rappresentata al tavolo Aifa dal vicepresidente Emilio Stefanelli, che spara ad alzo zero contro gli acquisti centralizzati, tramite gara regionale, dei farmaci Ssn, considerati un buona sostanza nient’altro che un modo indebito di imporre la volontà delle Regioni a medici e pazienti, violando l’autonomia professionale dei primi e il diritto alla libera scelta e alla continuità delle cure dei secondi. E le prime, per contro, a rivendicare per il tramite del loro rappresentante Loredano Giorni (nella foto), responsabile del Servizio farmaceutico della Regione Piemonte, che non arretrano di un millimetro: non solo le gare centralizzate regionali sono perfettamente lecite, ma se si vuole dare un senso alla parola “sostenibilità”, c’è la necessità stringente di estenderle ben oltre il perimetro del Pht, in linea con le previsioni della legge 405/01, approvata qualche anno prima che questo strumento venisse previsto e varato.
Visioni inconciliabili, che ieri sono deflagrate in un confronto serrato e non privo di carica polemica. Stefanelli ha ancora una volta sottolineato come le gare regionali, oltre a rappresentare interferenze pericolose nelle dinamiche di mercato, costringono di fatto le aziende farmaceutiche ad assoggettarsi a un secondo e del tutto indebito livello di contrattazione, dopo quello già superato in sede di negoziazione del prezzo in Aifa. Situazione vissuta dall’industria come un autentico e intollerabile sopruso e che certamente non si può pensare – come le Regioni sembrano essere intenzionate a fare – di estendere a un numero ancora maggiore di referenze farmaceutiche.
All’opposto, Giorni rivendica non solo la piena legittimità, ma anche l’assoluta necessità per le Regioni di procedere agli acquisti dei farmaci Ssn tramite gara. Le esperienze, ha detto il dirigente del Piemonte, dimostrano risparmi per i bilanci regionali compresi tra il 41% e il 53%, ai quali le Regioni non solo non possono permettersi di rinunciare ma semmai debbono ampliare, anche perché – se non lo facessero – potrebbero finire nel mirino della Corte dei Conti.
Al riguardo, il rappresentante delle Regioni ha voluto fare l’esempio di un farmaco il cui costo è fissato in 300 euro, 200 dei quali finiscono nelle tasche dell’industria. “Grazie alla procedura di gara, io lo compro a 3 euro” ha detto Giorni. “Qualcuno è in grado di spiegarmi come le Regioni possano anche solo pensare di rinunciare a questa possibillità”. Domanda rimasta senza risposte e orfana di repliche da parte del rappresentante di Farmidustria.
Giorni ha spiegato che la prassi rileva in modo decisivo anche per la ridefinizione degli equilibri dei canali distributivi: acquistare i farmaci con le procedure centralizzate consentirebbe infatti di svuotare la Dd a tutto vantaggio della Dpc, che potrebbe diventare la via obbligatoria a livello nazionale per la distribuzione dei farmaci destinati alla cronicità (la fetta più consistente del mercato), preoccupandosi beninteso prima di arrivare a una uniformità di contenuti e livelli di remunerazione, che dovranno essere omogenei a livelli nazionali. Una prospettiva alla quale le Regioni guardano anche per riconoscere un ruolo alle farmacie, come peraltro confermato dall’atto di indirizzo per il rinnovo della convenzione nazionale Ssn-farmacie approvato mercoledì scorso. Un ruolo che verrebbe remunerato destinando alle farmacie il 50% dei risparmi conseguiti.
Per il resto, l’incontro di ieri ha messo a referto i documenti di analisi e proposta presentati dalle delegazioni partecipanti al gruppo di lavoro (alcuni stringatissimi, come quelli di una cartella o poco più presentati proprio dalle Regioni e dall’industria, altri molto più articolati, come quello di Federfarma, quello congiunto di Farmaciunite e Assofarm e quello di Adf), brevemente illustrati nel corso della seduta. Che si è chiusa con l’approvazione della proposta di costituire due sottogruppi di lavoro: il primo si occuperà di stilare un’ipotesi di elenchi di farmaci per i diversi canali distributivi (Dd, Dpc e convenzionata in farmacia), che anche se privi di forza prescrittiva, vista la “sovranità” regionale sulla materia, costituiranno comunque per le Regioni un’indicazione operativa molto importante . Il secondo sottogruppo, accolto con molto favore dai rappresentanti della distribuzione intermedia, si occupera invece delle Norme di buona distribuzione.