La Procura ha depositato gli atti della maxi inchiesta che portò all’arresto, nel maggio 2017, di 19 persone e che ha sconvolto la sanità parmigiana
La Procura di Parma ha depositato gli atti della maxi inchiesta Pasimafi, un vero e proprio terremoto per la sanità parmigiana che aveva portato all’arresto, all’alba dell’8 maggio, 19 persone tra medici, imprenditori farmaceutici e titolari di casa farmaceutiche, tra cui Guido Fanelli, l’allora primario della Seconda Anestesia e Rianimazion dell’Ospedale Maggiore di Parma. Associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e al riciclaggio, attuata nel campo della sperimentazione sanitaria e della divulgazione scientifica per favorire le attività commerciali di aziende farmaceutiche nazionali ed estere: queste erano le accuse per le persone coinvolte. Con la chiusura delle indagini e il deposito degli atti la Procura ha iscritto nel registro degli indagati altri 8 medici: Antonio Mutti, primario della Medicina del Lavoro e direttore del dipartimento di Medicina e Chirurgia, Maria Luisa Rita Caspani, ex numero uno della Prima Anestesia, Susanna Biondini, Fabiana Salici, Raffaella di Pasquale, Adriana Valente, Michelina Ferro e Dario Bugada, medici della Seconda Anestesia e Rianimazione. In totale gli indagati salgono così a 87: per undici persone e due società la Procura della Repubblica di Parma ha chiesto l’archiviazione.
Pasimafi: da 75 a 87 indagati
La maxi inchiesta, portata avanti dai Nas, quindi si è chiusa ma ha portato ulteriori scosse di ‘terremoto’ all’interno della sanità parmigiana: gli indagati sono saliti da 75 a 87 con accuse varie, dall’associazione a delinquere al peculato, all’abuso d’ufficio, dalla truffa al falso. Sono coinvolti dirigenti e medici: per undici persone e due società la Procura ha chiesto l’archiviazione. A sedici aziende viene contestata la violazione della Legge 231 per non aver programmato modelli organizzati che potessero evitare la commissione di reati da parte dei propri dipendenti. Tra gli indagati c’è anche la segretaria di Guido Fanelli, il luminare della terapia del dolore che, secondo le accuse, era il numero uno dell’associazione a delinquere: la donna, infatti, avrebbe ottenuto una borsa di studio, sempre secondo le accuse, grazie ad un bando “predisposto appositamente affinchè risultasse vincitrice”. Secondo la Procura il suo compito sarebbe stato quello di gestire i rapporti con le case farmaceutiche
Altri otto medici indagati: la ‘corte’ di Fanelli
Secondo la ricostruzione della Procura, che ha depositato gli atti della maxi inchiesta Guido Fanelli avrebbe gestito il reparto ospedaliero della Secondo Anestesia e Rianimazione come una corte, alla quale faceva arrivare persone a lui gradite. Proprio per questo motivo nel mirino degli inquirenti sono finiti anche due concorsi, il bando per due posti da dirigente medico della Seconda Anestesia nel novembre del 2016: ai candidati che avrebbero dovuto superare le prove sarebbero state anche consegnate le domande in anticipo. Tra marzo e giugno del 2017 vengoni assunti Salici, Biondini, Valente e Di Pasquale: i medici della Commissione e i medici assunti sono indagati per abuso d’ufficio. Nel settembre del 2014 Fanelli avrebbe pilotato un concorso per far assumere Marchesini: lui e i medici della Commissione sono indagati per abuso d’ufficio. L’accusa per il primario della Medicina del Lavoro Antonio Mutti invece è di peculato: avrebbe avuto un ruolo, secondo l’accusa, nell’affaiere delle quote dei master. L’accusa nei confronto di Dario Bugada invece è abuso d’ufficio: avrebbe somministrato ai pazienti una combinazione di farmaci, violando però la disciplina sulle sperimentazioni cliniche con l’obiettivo di favorire la Teleflex.
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