Roma, 10 maggio – Come era facilmente prevedibile, parte subito e ad alzo zero il fuoco di sbarramento contro la proposta di nuova governance della farmaceutica approvata il 5 maggio scorso dalla Conferenza delle Regioni.
La serie di interventi e misure richieste dai governatori – finalizzate a ridisegnare il profondità le regole che governano il settore – non piacciono, innanzitutto, all’industria del farmaco, per la quale ha fatto subito sentire la sua voce Massimo Scaccabarozzi (nella foto) in un’intervista pubblicata ieri dal quotidiano Il Sole 24 Ore.
Il leader delle aziende del farmaco sceglie subito lo scontro frontale: la proposta delle Regioni altro non sarebbe che l’espressione di un pregiudizio anti-industriale, una “vecchia ricetta” che – se passasse – affosserebbe gli investimenti delle aziende e ogni possibilità di innovazione, traducendosi anche in una lesione del diritto dei cittadini a scegliere le loro cure.
Secondo Scaccabarozzi, le Regioni perseguono l’inaccettabile obiettivo di sempre, ovvero “far pagare all’industria l’inefficienza di altri nel sistema sanitario. Un metodo fallimentare per l’Italia. Qualcuno si ostina a non capire che va trovato tutti insieme un sistema veramente sostenibile, e non misure che penalizzano l’industria, la ripresa e l’occupazione.”
Per il leader di Farmindustria, per questa strada – che è appunto la strada del pregiudizio anti-industriale, per il quale“sembra che a qualcuno nulla importa se si penalizzano le industrie” – non solo non si arriva da nessuna parte, ma si perdono inevitabilmente posti di e si impedisce all’economia di crescere.
Scaccabarozzi rileva che alcune misure contenute nella proposta delle Regioni (come i prezzi agganciati ai volumi di vendita e il “pay by results”) sono applicate già oggi, arrivando a chiedersi polemicamente se i presidenti delle Regioni sappiano come avvengono le negoziazioni in Aifa, o se invece vivano in un altro mondo.
Ma l’affondo più deciso è quello contro l’equivalenza terapeutica, criterio fondante della proposta delle Regioni, di fronte al quale Scaccabarozzi si dice preoccupato “anche come cittadino e pazienti.”
“Affidare la mia salute in base a quanto si propone su equivalenza terapeutica e sostituibilità dei farmaci, è inaccettabile” afferma il leader industriale. “E rischioso per la salute. È il solito, vecchio sistema di dire che i farmaci sono tutti uguali, ma non è così.”
Lo dimostrebbero, secondo Scaccabarozzi, i biosimilari, che “non sono generici normali. Non si può permettere la sostituibilità di un farmaco che è diverso da un altro, solo perché qualcuno pensa che siano uguali. Non è un caso che l’Ema è stata molto chiara soprattutto dicendo che la scelta finale poggia sulle prescrizioni del medico.”
Nè vale – a proposito di equivalenza e sostituibilità – la considerazione relativa al pesante esborso (circa 5 miliardi complessivi) che gli italiani sono costretti a sostenere per pagare il differenziale di prezzo tra equivalenti e farmacibranded, quando in farmacia si risolvono a scegliere questi ultimi in luogo dei generici.
Per Scaccabarozzi la questione è strettamente connessa all’esercizio della libertà che è un intangibile diritto di ogni cittadino: “Le Regioni vogliono forse togliere a tutti la libertà di scegliere i farmaci? La spesa territoriale è sotto controllo: se io voglio quel farmaco, che importa alla Regione?” attacca il numero uno delle aziende del farmaco, per concludere che “quello delle Regioni non è un documento per la governance, ma per imporre norme comportamentali di cui vogliono assumere la paternità senza averla”
Altre perplessità sono sollevate di fronte alle misure che le Regioni richiedono per definire su basi più solide, oggettive e certe il grado di innovazione dei farmaci. Il timore di Scaccabarozzi è che esse possano servire solo per dire che niente è innovativo e per non fare innovazione. In questo caso, chiosa il presidente degli industriali, “l’Italia scelga pure di non avere farmaci innovativi. Ripeto: quello delle Regioni è solo un modo per farci pagare ancora una volta altre inefficienze e sprechi.”
“Mi sarei aspettato idee nuove, come quelle del Mise sulle categorie terapeutiche nella spesa ospedaliera, ad esempio”afferma ancora al riguardo Scaccabarozzi. ” Non di sicuro l’equivalenza terapeutica solo per dire che tutto è uguale e che decidono le Regioni. Aspettiamo il tavolo delle Regioni col Governo e valuteremo il vero risultato finale. Spero che il Governo abbia a cuore l’interesse del Paese, e non per fare favori.”
L’ultima considerazione riguarda i ripiani della spesa farmaceutica ospedaliera: “ballano” 1,65 miliardi di euro che le aziende debbono restituire alle Regioni.
“Abbiamo sempre detto che siamo pronti a pagare” afferma al riguardo Scaccabarozzi “ma le sentenze hanno bocciato il metodo applicato. Se vogliono che ci sediamo al tavolo, bene. Purché si faccia un discorso di governance seria, senza pensare di usarci ancora una volta come bancomat. Così no. Altrimenti i soldi non li diamo e ce ne andiamo da questo Paese. Al Paese siamo pronti a dare soldi in termini di innovazione, investimenti e lavoro. Un’altra stangata mai più.”
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Visentin (Pfizer), aiutateci a far restare investimenti in Italia
“Quando il Ceo mondiale di Pfizer deve decidere dove investire ha davanti un mappamondo e guarda ai Paesi più stabili. Non va dimenticato che l’Italia compete con altre realtà. E il management di New York investirà lì se risultano più organizzati e più efficienti di noi. Dunque aiutateci a far restare gli investimenti in Italia”.
E’ un monito rivolto alle istituzioni nazionali e locali quello lanciato a Milano da Massimo Visentin, amministratore delegato e presidente di Pfizer in Italia, in occasione della visita dell’assessore all’Università, Ricerca e Open Innovation della Regione Lombardia, Luca Del Gobbo, alla sede dell’azienda nel capoluogo lombardo.
“Negli Stati Uniti – spiega Visentin – chi investe deve decidere tra Italia, Giappone, Francia e Paesi emergenti. Noi siamo la prova che scegliere l’Italia è possibile. Ma abbiamo delle richieste. Perché, se è vero nel nostro Paese negli ultimi 2- 3 anni una certa stabilità politica è stata garantita, manca ancora un salto in avanti. Vogliamo messaggi chiari sul fatto che il Governo vuole investire in ricerca e innovazione. E in questo senso la priorità a nostro avviso riguarda il sistema di governance” della spesa farmaceutica.
“Noi dal 2013 abbiamo un problema. Il sistema va riformato al più presto”, avverte Visentin che definisce l’attuale sistema di pay back sulla spesa farmaceutica ospedaliera (che impone alle aziende di farsi carico del 50% dello sfondamento del tetto di spesa fissato per legge) “contro l’innovazione. Dagli Stati Uniti viene letto come un messaggio che l’Italia ha zero interesse a innovare”.
Eppure “noi – continua – siamo secondi per valore di produzione solo alla Germania. Abbiamo bisogno di segnali nazionali e regionali che ci dicano che il settore farmaceutico è visto come strategico. E non sta ancora avvenendo”.
Lucia Scopelliti – 10 maggio 2016 – PharmaKronos
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