Lunghe ombre si addensano sul futuro delle aziende farmaceutiche in Italia. "Quest’anno, con una crescita del mercato interno pari al 2011, persino un export in aumento a ritmi sostenuti (+6%) riuscirebbe solo a garantire una stabilità del valore della produzione.
Se non vengono sciolti i nodi della manovra del luglio scorso che interessano la spesa farmaceutica ospedaliera, c’è il rischio concreto di un forte ridimensionamento: almeno 6.000 posti in meno entro il 2014, o anche di più". Lo sottolinea a Pharmakronos il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi, intervenuto alla tavola rotonda in occasione delle ‘Giornate farmaceutiche pisane’ a Tirrenia.
Le aziende farmaceutiche stanno vivendo un clima pesante. "Dal 2006 l’occupazione nel settore è diminuita di 10 mila addetti, e dal 2000 al 2011 l’export ha determinato più del 90% della crescita". In particolare le multinazionali con capitale estero "stanno reagendo malissimo all’articolo della manovra di luglio che, concentrandosi sul taglio della spesa farmaceutica ospedaliera, ha colpito proprio il settore dove confluisce tutta l’innovazione che sempre di più è rappresentata da prodotti derivati dalla ricerca biotecnologica, visto che lo sfondamento della spesa farmaceutica ospedaliera è inevitabile, con un tetto del 2,4% totalmente irrealistico", sottolinea il numero uno di Farmindustria. "Se la manovra resterà così – pronostica – sarà difficile convincere le aziende con capitale estero a tenere aperta la produzione. Abbiamo un mese di tempo. Ecco perché chiediamo subito un incontro col ministro dello Sviluppo economico, quello della Salute e il premier Mario Monti, per trovare una soluzione condivisa".
L’obbligo di ripiano, secondo Scaccabarozzi, in realtà è una tassa di scopo, che "penalizza proprio le aziende che fanno ricerca, e che – sottolinea – continuano a fornire i farmaci agli ospedali, e questo nonostante ci paghino a 255 giorni, con picchi che vanno oltre i mille giorni. Quella di luglio è una manovra cieca, che peserà tanto su pochi e non tiene conto dell’impatto per il settore, che sarà devastante. Come faranno le aziende a tenere aperta la produzione e non tagliare i posti di lavoro?", si chiede Scaccabarozzi.
In questo quadro non manca comunque la soddisfazione del presidente di Farmindustria "per la sensibilità rilevata anche oggi nelle parole