Savona – Non ci stanno. A fare la parte degli “spendaccioni” e a farsi convocare come scolaretti indisciplinati dal servizio farmaceutico della Asl 2 per aver prescritto una pillola di troppo. Non ci stanno, i medici di famiglia, a veder scaricato su di loro l’onere del risparmio da ottenere senza che alle stesse condizioni non siano assoggettati anche i loro colleghi ospedalieri e specialisti. Che, secondo loro, sono responsabili di buona parte della spesa sui farmaci “indotta” al paziente e poi scritta, materialmente, sulle ricette dal medico di famiglia.
A dirlo è Giorgio Fusetti, del sindacato Snami, una delle tre sigle che rappresentano i medici di famiglia. E lo fa perché il sistema del “budget”, il tetto di spesa alle prescrizioni dei farmaci imposto dalla Asl2, non è stato esteso anche ai medici specialisti e ospedalieri, come invece era stato annunciato nel corso degli incontri preliminari tra le rappresentanze di categoria lo scorso gennaio.
«Oltre il 20% di spesa in più rispetto a quanto indicato sul report, e il medico è chiamato a giustificarsi. Corretto. – comincia Fusetti – soprattutto nel caso delle prescrizioni improprie. Noi non siamo contrari a questo metodo, tanto è vero che la Farmacia della Asl lo ha fatto concordandolo con noi. Ma dall’altro lato dobbiamo purtroppo evidenziare un’altra volta che c’è una forte resistenza anche da parte dell’ospedale a prendersi carico dei farmaci che vengono assegnati. Il budget non funzionerà mai se ogni medico non si assume la responsabilità diretta della prescrizione che fa». Che significa? «Che la gran parte dei farmaci più costosi, penso ad esempio alle statine oppure a quelli per l’asma e le patologie respiratorie, in particolare quelli più moderni, vengono scritti in elenchi enormi sui piani terapeutici e poi tocca al medico di base metterli sulle ricette mese dopo mese».
Insomma, non c’è solo la tendenza da parte di qualche medico a privilegiare