Sanità, “negli ultimi sei anni boom dei costi per i cittadini, ma qualità e quantità delle prestazioni sono diminuite”
I dati del rapporto Ospedali & Salute 2016, preparato dalla società di ricerche Ermeneia in collaborazione con l’Associazione italiana ospedalità privata, mostrano che nonostante la spending review ci sono ancora sacche di inefficienza che valgono fino a 3,2 miliardi. Risultato: i pazienti si rivolgono a strutture private, si spostano in altre regioni o sono costretti a rinunciare alle cure
di Fiorina Capozzi | 12 gennaio 2017 | Il Fatto Quotidiano
Ma il peggio è che cresce anche il numero di italiani che non riescono a curarsi: secondo Ermeneia, nel 2016 il 16,2% delle famiglie ha infatti “rimandato una o più prestazioni (fenomeno che ha coinvolto tra 4 e 8 milioni di persone)”. Il 10,9% delle famiglie ha invece rinunciato a curarsi per un totale di 2,7-5,4 milioni di persone interessate. Per la società di ricerche presieduta da Nadio Delai, i dati in questione descrivono un chiaro caso di “deflazione da razionamento dell’offerta” per effetto di una spending review, che si è concentrata su una riduzione dei costi capace di coinvolgere anche la sanità convenzionata già stressata dai ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazione. Tuttavia “dopo anni di tagli e contrazione della crescita dell’intero sistema sanitario, quest’anno per la prima volta abbiamo intravisto qualche segnale di inversione di tendenza – spiega Gabriele Pelissero, presidente dell’Associazione Italiana Ospedalità Privata – ci sono ancora macigni ingombranti da eliminare, quali ad esempio il tentativo di
Tuttavia, già oggi, all’interno del sistema nazionale sanitario ci sono ancora risorse da “liberare” per migliorare il servizio ai cittadini. Ermeneia le ha individuate nei 2,6-3,2 miliardi di sovraricavi 2015 delle 84 aziende ospedaliere e dei 360 ospedali a gestione diretta. Si tratta in sostanza di introiti che, nei termini di legge, sono solo stimati all’interno dei bilanci e che rappresentano la contropartita per le cosiddette “attività a funzione”, cioè attività assistenziali come il pronto soccorso o la terapia intensiva per le quali non esiste una tariffa predefinita (DRG). Secondo lo studio, i sovraricavi sono “forme di riconoscimento talvolta troppo ampie di ricavi ‘impropri’ che, come tali, contribuirebbero inevitabilmente al ripianamento implicito delle perdite” di aziende ospedaliere e ospedali. E’ in quei numeri che potrebbero dunque nascondersi risorse essenziali per una “manutenzione straordinaria” della sanità pubblica che faccia “crescere l’abilità delle strutture ospedaliere nel ‘fare di più e meglio con meno’”. La strada maestra? “Una maggiore trasparenza dei bilanci che aiuterebbe a misurare il livello di efficienza delle diverse strutture”. E contribuirebbe così ad eliminare le sacche di inefficienza della spesa sanitaria che, nonostante gli anni di spending review, ancora si annidano nelle pieghe dei bilanci di ospedali e aziende ospedaliere.
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