Bollette e utenze per 6 miliardi, canoni e spese amministrative da 4,5 miliardi, manutenzioni che costano in un anno 1,5 miliardi. Le spese non sanitarie di Asl e ospedali valgono 12 miliardi, l’11,9% della spesa complessiva del Servizio sanitario nazionale e sono aumentate in due anni, tra il 2004 e il 2006, più della spesa sanitaria totale: il 19,7% contro l’11,8 per cento.
A scattare la fotografia delle spese "no core" delle strutture sanitarie italiane è un’analisi del Sole-24 Ore Sanità sui dati dei bilanci 2006 di Regioni e aziende sanitarie (gli ultimi disponibili), pubblicati dal ministero del Welfare.
Asl e ospedali hanno speso 257 milioni di telefono, 625 milioni di mensa, oltre un miliardo di pulizie, 780 milioni tra luce, acqua e gas, 445 milioni di lavanderia e 1,2 miliardi per «altri servizi non sanitari» tra contratti di lavoro autonomo, servizi di facchinaggio, vigilanza e quelli alla persona appaltati a cooperative per il sociale.
La parte del leone la fanno le spese per ammortamenti, spesso legati a investimenti, che da sole assorbono quasi due miliardi, ma bollette e utenze per acqua, luce, gas, pulizie, vigilanza, manutenzioni e rimborsi superano insieme i 5 miliardi: il 43% di tutta la spesa "no core".
E sono questi i settori in cui si sono registrati anche gli aumenti più consistenti nei due anni: le utenze sono aumentate di oltre il 40% e i servizi non sanitari come facchinaggio, vigilanza ecc. del 44%. Unica altra voce a registrare aumenti di questa entità è quella per l’elaborazione dati (+45% circa), giustificata però dall’informatizzazione dilagante delle strutture sanitarie.
Tra i altri servizi "no core" più costosi, poi, a crescere di più sono le mense (+19,03%), i noleggi (+26,23%) e i servizi di pulizia (+21,48%): tutte attività "appaltate" all’esterno.
Ma è nelle Regioni che la spesa non sanitaria è davvero a macchia di leopardo. Per la mensa ad esempio, volano sopra la media le differenze 2004-2006 del +152% della Liguria, seguita a +35% dall’Emilia-Romagna e a +33% da Lazio e Sicilia. Tra i noleggi i picchi più elevati sono in Sicilia (+90%), Sardegna (+121%, con incremento più marcato tra 2004 e 2005), Basilicata (+124%, con incremento più marcato tra 2005 e 2006) e Campania (+125%, con incremento più marcato tra 2004 e 2005). E nella pulizia sono fuori media Liguria (+42%), Lazio (+37%) e Sicilia (+66%).
L’aumento del costo del petrolio già nel 2006 ha avuto i suoi effetti. Combustibili, carburanti e lubrificanti crescono del 23,49%, le spese per riscaldamento del 20,90%: le Regioni più "fredde" sono Sicilia (+94%), Marche (+69%), Campania (+64%) e in Abruzzo (+ 48%); le più "calde" Basilicata (-47%), Calabria (-32%) e Puglia (-18%).
Aumenta (+22,75%) anche la spesa per lo smaltimento rifiuti, nonostante la raccolta differenziata, ma si va dal -2% di Bolzano, al +47% della Sardegna.
Crescono anche i sinistri sanitari e il contenzioso e con loro le spese assicurative (+14,13%) e legali (+12,07%). Ma a livello regionale si passa dal -79% del Friuli al +73% di Bolzano e della Sicilia. Questione di gestione e di contratti assicurativi.
Poi il telefono: reti di dati e cellulari aziendali alzano i costi in Sardegna (+47%), Lazio (+24%), Molise (+23%) e Sicilia (+20%), mentre le spese si sono abbattute in Basilicata (–13%) e Friuli (–5%).
A livello di singole aziende sanitarie infine, in media spendono di più le Asl degli ospedali. Utilizzando come indice il costo medio per abitante residente nella Regione, per l’Asl di Bolzano le spese non sanitarie valgono 169 euro procapite mentre al Centro broncopneumopatie Inrca di Lecco valgono solo 0,15 euro a cittadino.