(ASCA) – Roma, 29 set – Non si fermano le polemiche dopo l’annuncio fatto dal premier Silvio Berlusconi sul progetto di ”privatizzazione di molti ospedali pubblici” che i sindacati, interpellati dall’ASCA, bocciano senza riserve.
Unica voce fuori dal coro la Uil Spl che, attraverso le parole del segretario generale Carlo Fiordaliso, ha definito ”la privatizzazione della gestione degli ospedali” come ”una cosa su cui ragionare in modo positivo”.
”Un chiaro, trasparente e forte ‘no”’ lo ha espresso Massimo Cozza, segretario nazionale Fp Cgil Medici.
”L’obiettivo del profitto difficilmente si coniuga con la tutela della salute e gli Stati Uniti ne sono la dimostrazione effettiva. Inoltre – spiega Cozza – questo sistema produce anche maggiori spese per lo Stato. In Usa ci sono oltre 40 milioni di cittadini non assisititi e si spende quasi il doppio del Pil per mantenere la sanita’. Il diritto alla salute e’ un diritto di tutti”.
In Italia ”le regioni che hanno un forte settore privato sono quelle che hanno anche un maggiore deficit e una minore qualita’ dell’assistenza: Sicilia, Calabria, Lazio, Abruzzo, Puglia, dove ci sono dei piani di rientro e si garantisce una minore qualita”’. Il segretario nazionale Fp Cgil Medici si e’ sofferma poi sulle dichiarazioni fatte dal sottosegretario alla Salute, Ferruccio Fazio, che ha proposto una joint venture tra pubblico e privato: ”Una ‘joint venture puo’ anche andare bene in alcuni ambiti, ma non deve assolutamente entrare nella tutela della salute. Non vogliamo che gli ospedali pubblici italiani si trasformino in tante Santa Rita. Inoltre stupisce l’idea di iniziare a creare queste unita’ private in Sicilia, Calabria, Puglia proprio le regione dove gia’ c’e’ un maggior settore privato e ci sono le sedi della criminalita’ organizzata”.
Il segretario dei pensionati Cisl, Antonio Uda, si dice ”sempre aperto a qualsiasi discussione” ma sottolinea che ”una decisione unilaterale non puo’ che preoccupare molto perche’ privatizzare senza avere le garanzie dell’erogazione dei servizi sanitari non e’ cosa che ci lascia con il cuore tranquillo. Si apra una trattativa su queste cose anche perche’ nel discorso del federalismo fiscale dovrebbero essere le regioni a decidere come comportarsi e non il governo nazionale a meno che non si stia dando per deciso cio’ che e’ ipotizzato nel Libro Verde del Welfare dove si parla del restringimento della spesa sanitaria facendo passare il principio di sussidiarieta’ orizzontale per cui ogni persona in Italia deve contribuire alla spesa sanitaria”. Senza dimenticare, conclude Uda, ”che siamo l’ultimo paese in Ue e uno degli ultimi nel mondo per quanto riguarda le risorse finanziarie per il fondo di autosufficienza che non riguarda solo gli anziani, ma anche i giovani e i bambini. Con un sistema sanitario del genere si rischia di indebolire quelli che sono i diritti universali”.
A distinguersi dal coro di ”no” e’ la Uil Spl che, attraverso le parole di Carlo Fiordaliso, evidenzia come ”la proposta non sia esattamente di privatizzare ospedale, quanto piuttosto di privatizzarne la gestione. Negli ospedali dove si e’ dimostrato che la politica ha creato deficit e scarsa assistenza, pensare di rivolgersi all’esterno con regole diverse da quelle della spartizione politica potrebbe essere un possibile percorso da verificare” ma, sottolinea Fiordaliso, ”se l’idea e’ quella di affidarla agli attuali gestori di case di cura private la cosa mi terrorizza perche’ come imprenditori questi non hanno dato grande prova di se’.
Comunque – conclude – in linea di principio la privatizzazione della gestione e’ una cosa su cui ragionare in modo positivo”.
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