Burioni attacca Sandra Gallina, la donna italiana che ha trattato con BigPharma i vaccini per l’Europa
Un attacco forte, a una connazionale rea di non aver le competenze per il delicato compito che le è stato affidato. Roberto Burioni ha usato i social (Twitter) per criticare l’operato di Sandra Gallina, la direttrice generale Salute della Commissione Ue: che si è occupata di condurre i negoziati per contro dell’Unione europea e dei suoi Stati membri per i vaccini anti-Covid19. Per il virologo-influencer, la funzionaria Ue non avrebbe il curriculum adatto per un ruolo del genere: “E’ laureata alla scuola interpreti e ha avuto a che fare per la prima volta con la sanità nel luglio 2020”, dice in un altro post Burioni.
EUROPATODAY – 25 febbraio 2021
Ma chi è la funzionaria italiana che ha intavolato le trattative con BigPharma? Ed ha davvero un curriculum non adatto al ruolo affidatogli?
Se quello che contano sono le capacità negoziali, anziché quelle specifiche sulla sanità, Gallina sembra più che preparata. E inoltre, stando al curriculum, garantisce una certa fedeltà alla causa Ue, dal momento che, a differenza di altri parigrado, la sua carriera è nata e si è evoluta sempre all’interno della Commissione europea. Laureata in Interpretazione e lingue moderne all’Università di Trieste, la Gallina ha intrapreso trent’anni fa una carriera fuori dagli schemi ed è oggi considerata una donna forte dell’esecutivo Ue. Entra nel 1988 a Palazzo Berlaymont, l’edificio che ospita l’esecutivo europeo, come interprete. Sandra Gallina vanta infatti un pesante bagaglio linguistico che comprende due lingue materne – italiano e spagnolo – arricchito dalla conoscenza professionale di francese, inglese, portoghese e tedesco.
Dopo oltre dieci anni di lavoro d’interpretazione, passa alle mansioni amministrative come funzionaria del dipartimento Tasse e unione doganale della Commissione. Nel 2001 si apre quindi una lunga parentesi professionale presso la potente Dg Trade, il dicastero commerciale dell’esecutivo comunitario. Nell’ultimo ventennio la Gallina ha assistito e, ha partecipato come protagonista, alla trasformazione delle economie europee dalla dimensione nazionale a quella globale. La voce ‘export’ diventa infatti irrinunciabile per tutte le aziende, dalle piccole e medie imprese ai grandi gruppi, e la Commissione si attiva per stringere alleanze commerciali in tutto il mondo.
Sandra Gallina entra nel gruppo dei “top negotiator” dell’Unione europea, incaricata di stringere accordi economici con i Paesi partner, ma si occupa anche di sviluppo sostenibile nel settore agroalimentare e ittico. Dal 2018 al 2020 ricopre l’incarico di vice-direttrice dell’intera Dg Trade. Negli anni caldi della trattativa coi Paesi del Mercosur (Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay), la funzionaria italiana viene spesso invitata a parlare durante eventi, audizioni e occasioni di ogni tipo alle quali prende parte il selezionato pubblico bruxellese fatto di eurodeputati, giornalisti, funzionari e lobbisti.
Von der Leyen, stando alle ricostruzioni di Le Soir, apprende dell’iniziativa solo a carte firmate. Ed è a quel punto che la presidente della Commissione decide di cambiare passo, intensificando le trattative con il mondo farmaceutico. È qui che entra in gioco Gallina, spostata in fretta e furia dalla direzione Commercio alla Dg Sante. Questa volta il compito dell’alta funzionaria italiana non è quello di abbassare i dazi doganali o assicurare il rispetto degli standard di qualità alle merci in entrata nell’Ue, ma stringere al più presto il numero più alto possibile di accordi che permetta ai cittadini europei (a tutti i cittadini europei) di ricevere in tempi rapidi il vaccino contro il Covid-19, non appena i ricercatori saranno in grado di trovarne uno abbastanza sicuro per la somministrazione di massa.
Il team di cui Sandra Gallina fa parte chiude presto i negoziati con AstraZeneca, gigante della farmaceutica che si appoggia all’Università di Oxford, di fatto garantendo che le prime dosi dell’eventuale vaccino siano distribuite sulla base di una valutazione sanitaria su scala europea (prima gli anziani, per esempio) e non nazionale (prima i tedeschi o gli italiani, per esempio). A seguire verranno i contratti con BioNTech-Pfizer e Moderna. Ma come ormai è noto, i problemi sono cominciati ad arrivare dopo la stipula di questi accordi. E per alcuni esperti, tali problemi potevano essere evitati lavorando meglio alle clausole inserite nei contratti. Che avrebbero lasciato Big Pharma libera (o quasi) di venire meno agli impegni sui ritmi di consegna delle dosi. Come del resto sta facendo in queste settimane. Un’accusa che la stessa direzione guidata oggi da Gallina ha “girato” ai governi Ue che prima avevano trattato con AstraZeneca: “Il contratto lo abbiamo ereditato da loro”, ha ricordato l’alta funzionaria italiana nel corso di un’audizione.