EMILIO RANDACIO
MILANO – Un debito stellare con il fisco. Un miliardo e 138 milioni di euro che, secondo un accertamento effettuato dall’Ufficio delle Entrate di Milano due anni fa, il colosso farmaceutico Roche (81 mila dipendenti in 151 paesi nel mondo), avrebbe omesso di pagare nel quinquennio 2005-2010.
Per la multinazionale che ha sede a Basilea, il grattacapo con il fisco nasce dalla riforma del testo di legge sulle imposte dirette che ha incluso nella black list anche la Svizzera. In sostanza, il fisco italiano impone che quando si fanno affari con paesi che rientrano in questa categoria, non si possano praticare fiscalità differenti da quella vigente nel Belpaese.
Un bel problema, visto che Roche Italia (sede legale a Monza, attiva dal 1897, 600 dipendenti, società leader nel campo della prevenzione farmaceutica), basa la propria attività principalmente sullo sfruttamento dei prodotti brevettati dalla casa madre.
Nel mirino degli 007 del fisco, qualche mese fa, sono quindi finiti i bilanci di due controllate: la Roche Pharma specializzata in prodotti oncologici (800 milioni di euro evasi secondo l’accusa), e Diagnostics (318). Nello specifico, i brevetti dei prodotti commercializzati passando da Basilea, sarebbero stati messi a bilancio con una fiscalità differente da quella italiana, risparmiando una vera e propria montagna di soldi.
Dopo gli accertamenti fiscali, l’Agenzia delle Entrate ha anche inviato la segnalazione alla procura di Milano. Attualmente, uno dei manager delle due società italiane e difeso dall’avvocato Marcello Elia, è iscritto nel registro degli indagati per un articolo della legge in tema di violazione fiscale.
Ma non ci sono solo brutte notizie per la multinazionale. Il colosso farmaceutico, per quanto riguarda le presunte irregolarità di Diagnostics, ha già chiuso pochi giorni fa il contenzioso con l’Erario, facendo limare al ribasso la cifra globale contestata. In totale, le parti hanno chiuso la pratica con un versamento intorno ai 30 milioni di euro (circa il 10% della presunta contestazione), che Roche ha effettuato direttamente nelle casse dell’Erario.