Leggere una Sentenza di Cassazione che avvalla un licenziamento non è solo angosciante, costringe anche a fare delle riflessioni per il semplice motivo che la lettura cattura ed interessa esclusivamente la nostra parte nobile, diversamente dal Sentire di una Sentenza che ha avvallato un licenziamento perché ” produce maggior profitto”. Il Sentire coinvolge quasi esclusivamente la nostra parte istintiva, soprattutto la pancia.
In base a quanto ho letto e creduto di capire, provo a fare un ragionamento scevro da pregiudizi basandomi sugli elementi che ci fornisce la Sentenza, che in definitiva sono tre, e dalla mia convinzione che non esistano Onesti per Diritto Divino e Disonesti per Malvagità Demoniaca. Sono semplicemente facce di una stessa medaglia che bisogna sforzarsi a governare.
Entriamo nel merito.
Appurato che non è un semplice Lavoratore e che non può far leva sulle residue tutele dello Statuto dei Lavoratori andiamo a leggere cosa dice la Cassazione.
Innanzitutto non giustifica il Licenziamento con il concetto “… del mero incremento del profitto” motivazione adottata dalla Corte d’Appello per ribaltare la Sentenza di Primo Grado che ha considerato legittimo il Licenziamento in quanto” effettivamente motivato dall’esigenza tecnica di rendere più snella la c.d. Catena di Comando e quindi la gestione Aziendale”.
La Cassazione si trova a dover dirimere due Sentenze opposte e legittima la prima ritenendo che il Licenziamento di un Dirigente possa essere motivato “.. dall’esigenza tecnica di rendere più snella la c.d. catena di comando anche se questo produce un risparmio e incidentalmente potrebbe aumentare il profitto”.
Secondo il mio punto di vista
Il Dirigente risponde a regole diverse dal Salariato perché ha tutele diverse, ha maggiori onori a fronte di maggiori oneri, maggiori vantaggi a fronte di maggiori rischi che possono sfociare anche nel Licenziamento in tronco, nella maggior parte dei casi, nelle clausole di contratto è tenuto in debita considerazione e adeguatamente remunerato, se accetti i vantaggi devi accettare anche i rischi.
Questo è quanto ho colto dalla Sentenza che non mi scandalizza.
Antonio Giammei
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