Colui che minaccia di lasciare il paese, lo fa senza preoccuparsi minimamente del fatto che questa sua dichiarazione coinvolge inevitabilmente migliaia di lavoratori impiegati nel settore farmaceutico. Semplicemente si arrabbia e spara la minaccia, tanto i posti di lavoro che eventualmente si perderebbero non sono un problema suo. Qualcun altro si farà carico del problema e comunque lui (il Presidente) ha l’obbligo e il dovere di salvaguardare i guadagni delle aziende associate.
Roma 11 maggio 2016
L’Italia è davvero un paese strano. Un paese in cui c’è un sistema sanitario nazionale considerato, da molti paesi esteri, come uno dei migliori al mondo. Eppure, da un po’ di anni a questa parte, si sta facendo di tutto per distruggerlo adducendo, come motivazione, la riduzione dei costi.
Lo stesso accade per il sistema pensionistico. In ragione del risparmio si tagliano i finanziamenti, si chiudono ospedali, si favorisce la prescrizione di farmaci equivalenti, si riduce il costo dei farmaci in generale, ci si inventa ogni sorta di sistema per “risparmiare”. Compreso una nuova idea di “Governance Regionale” che altro non è che una rivisitazione in negativo di quanto già c’era.
L’immaginario collettivo dei contribuenti, però, nota che a fronte di un millantato risparmio, la pressione fiscale resta la stessa. Contemporaneamente, sempre il contribuente, sente ai tg notizie di indagini per tangenti e appalti “pilotati” in ambito sanitario, di disinfettanti acquistati ad un costo 1000 volte superiore al reale, di dirigenti ASL/ospedalieri indagati per corruzione. E ci si chiede: ma il mio sacrificio, il peggioramento del servizio reso a chi o cosa serve? A ingrassare la macchina della corruzione?
In contemporanea, il presidente di turno dell’associazione che raggruppa le aziende farmaceutiche, stanco delle manovre che vanno ad intaccare i fatturati di quelle aziende, minaccia di andarsene dall’Italia per andare chissà dove a fare chissà cosa. Mentre i “signori” della sanità litigano su chi deve guadagnare di più, a qualcuno sorge qualche domanda: ma il servizio sanitario non dovrebbe servire a garantire il rispetto del diritto alla cura del cittadino? Ma non dovrebbe esserci qualcuno che si preoccupi di fare in modo che il malato possa ricevere le cure migliori e più adatte al suo caso clinico? Come mai c’è la diffusa percezione che la salute del contribuente non è più il centro dell’attenzione di chi governa il sistema sanitario?
Dall’altro lato, colui che minaccia di lasciare il paese, lo fa senza preoccuparsi minimamente del fatto che questa sua dichiarazione coinvolge inevitabilmente migliaia di lavoratori impiegati nel settore farmaceutico. Semplicemente si arrabbia e spara la minaccia, tanto i posti di lavoro che eventualmente si perderebbero non sono un problema suo. Qualcun altro si farà carico del problema e comunque lui (il Presidente) ha l’obbligo e il dovere di salvaguardare i guadagni delle aziende associate. Ma in tutto questo chi ci guadagna?
Un proverbio africano recita: quando due elefanti lottano, è solo l’erba a rimanere schiacciata. E se gli elefanti lottano per il dominio del territorio, saranno sempre più violenti negli attacchi reciproci senza preoccuparsi dell’erba sotto i loro piedi, che nel frattempo soffre e muore. Almeno fino a quando erba e formiche non decidono di ribellarsi e di passare all’azione, al contrattacco. E arriva la vera disperazione. E dalla disperazione nasce l’odio. Così nascono le rivoluzioni e in esse pagano tutti, grandi e piccoli, innocenti e colpevoli. La storia mondiale ce lo insegna.
In qualità di Presidente Nazionale Fedaiisf, Federazione delle Associazioni degli Informatori Scientifici, invito gli elefanti di cui sopra a collaborare per ricostruire un Sistema Sanitario equo ed etico, così com’è stato concepito. Da tempo immemorabile ci proponiamo come intermediari tra le aziende e i dirigenti del sistema al fine di trovare il giusto equilibrio tra necessità di cura/risparmio e necessità di guadagno.
Alle Regioni e ai Ministeri dico basta usare le aziende come bancomat; alle aziende dico basta usare gli informatori come bancomat per aumentare i dividendi degli azionisti. Forse, anzi, certamente, noi Informatori Scientifici del Farmaco siamo davvero gli unici ad avere a cuore la salute della gente sia perché siamo abituati ad ascoltare i problemi di quella stessa gente che negli ambulatori, molto spesso, si confida e ci chiede consigli, ben sapendo (perché glielo diciamo noi) che sarà sempre il medico ad avere l’ultima parola, sia perché noi siamo consapevoli di essere parte di quella gente che prima o poi potrà avere bisogno di una cura medica e ci piacerebbe pensare, come a chiunque, che quella cura ci viene somministrata perché è quella di cui abbiamo bisogno, non quella che costa meno.
In tutti gli ambiti della società italiana, sanità in testa, si sente forte la necessità di rimettere il cittadino al centro dell’attenzione.
Se lavoriamo insieme, per il bene comune, lo facciamo. Se ci fossilizziamo sugli interessi personali, siamo destinati alla guerra civile.
Antonio Mazzarella
Presidente Nazionale Fedaiisf
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