Ricerca Nomisma su commissione di Assogenerici: Fontolan, tra 2015 e 2020 risparmio pubblico di 1,1 mld

Siamo dispiaciuti di leggere comunicati stampa che vantano ipotetici risparmi per miliardi di euro che discenderebbero da un utilizzo più diffuso dei farmaci equivalenti e che omettono, invece, ogni riferimento ai disagi e ai costi che lo Stato e i cittadini devono sopportare proprio a causa del diffuso zapping sui farmaci generici”. Lo dichiara Roberto Messina, Presidente di FederAnziani Senior Italia.

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Nonostante si tratti di farmaci assolutamente equivalenti ai farmaci di marca, “gli esiti di mercato dei generici non hanno ancora raggiunto il loro massimo potenziale”. Ad oggi “rappresentano poco più del 13% della spesa farmaceutica di classe A” e il 30% delle vendite complessive di farmaci a brevetto scaduto, ma se i pazienti sostituissero tutti i farmaci utilizzati con i rispettivi generici al prezzo più basso, “sarebbe possibile ottenere oltre 1,4 miliardi di euro l’anno di risparmi privati”, mentre il risparmio pubblico ottenibile semplicemente “grazie al processo di ‘genericazione’ sarà di oltre 1,1 miliardi di euro tra il 2015 e il 2020”. È quanto emerge dallo studio realizzato da Nomisma per conto di Assogenerici (Associazione nazionale industrie farmaci generici), “Il sistema dei farmaci generici in Italia. Scenari per una crescita sostenibile”, presentato questa mattina a Roma, presso il Senato, da Federico Fontolan, nel corso di un convegno promosso da Assogenerici. Obiettivo dello studio, indagare il funzionamento del sistema dei farmaci generici in Italia e individuare elementi per uno sviluppo del comparto che tenga conto dell’esigenza di crescita industriale del Paese e, contemporaneamente, di razionalizzazione della spesa farmaceutica senza impattare negativamente sulla qualità delle cure.

Secondo la ricerca, che esplora le esperienze di medici, farmacisti e pazienti, gli esiti di mercato sono influenzati innanzitutto dal comportamento di chi prescrive, vende e utilizza i farmaci. Sbilanciata, per Fontolan, la fotografia che emerge: da una parte, tra i pazienti che hanno fatto uso di farmaci negli ultimi dodici mesi, la maggior parte conosce i generici (90%) e molti ne hanno fatto uso almeno una volta (72%); dall’altra l’elevato numero di autorizzazioni all’immissione in commercio induce molti medici a seguire pattern prescrittivi consuetudinari. Occorre colmare, avverte il ricercatore, il “vuoto informativo” tra medico e produttori di farmaci generici che “incide negativamente sulla capacità di penetrazione dei generici stessi, tanto che il mercato dei farmaci fuori brevetto è ancora oggi dominato dai farmaci ‘di marca’”. Dal punto di vista dell’impatto, uno degli effetti dei generici è una contrazione della spesa pubblica a fronte di un aumento delle confezioni vendute, poiché “l’introduzione di un farmaco generico porta a una riduzione del prezzo per confezione pari mediamente al 60% ad un anno dall’ingresso sul mercato”. Oltre al risparmio pubblico, spiega Fontolan, se i cittadini sostituissero tutti i farmaci utilizzati con i rispettivi generici al prezzo più basso, potrebbero risparmiare oltre 1,4 miliardi di euro l’anno, a parità di confezioni vendute.

Il risparmio pubblico “ottenibile semplicemente grazie al processo di genericazione – ribadisce Federico Fontolan presentando a Roma lo studio di Nomisma sui farmaci generici – sarà di oltre 1,1 miliardi di euro tra il 2015 e il 2020”, arco di tempo in cui “andranno in scadenza brevettuale prodotti che valgono, a livello nazionale, oltre 2,1 miliardi”. Un potenziale mercato “aggredibile” dalle imprese di generici con esiti industriali che potranno essere molto differenti a seconda degli orientamenti di policy adottati. Una politica che rimuovesse gli ostacoli che ancora frenano il settore, avverte Fontolan, “potrebbe determinare un aumento del turnover industriale nazionale fino a 540 milioni di euro circa, con un aumento dell’occupazione fino a quasi 20mila addetti aggiuntivi tra settore produttivo e indotto”. Un sistema “virtuoso da attivare a vantaggio del Paese”, insomma. Secondo l’analista è necessario programmare lo sviluppo del comparto nei prossimi anni attraverso “un’ottica di politica industriale ancor prima che di spesa pubblica”. La crescita della produzione “attiverebbe investimenti e occupazione, migliorerebbe la percezione dei generici e incrementerebbe la competitività delle nostre imprese”. (AgenSIR)

De Biasi (Pd): “Il generico non è un farmaco di serie B”

05 MAG – Il generico non può essere considerato un farmaco di serie B, usciamo da questo luogo comune e diamogli dignità.
È quanto ha affermato la senatrice del Pd, Emilia Grazie De Biasi intervenuta alla presentazione del Rapportto Nomisma e per la quale sono molti i quesiti che su questo tema devono trovare risposta. “Il mercato del farmaco in relazione agli interventi pubblici è molto disordinato – ha detto – abbiamo due tetti: quello ospedaliero e quello territoriale. Continuiamo a tenerli separati o dobbiamo uniformarli?” C’è poi la difformità tra le regioni: “E’ uno dei grandi problemi, non c’è la certezza delle regole, una norma può essere intrepretatati in 21 modi differenti. Questo non sta in piedi neanche per il bilancio pubblico”. Altro punto da chiarire è perché le regioni non mettono a gara i farmaci generici. Così come il  patent linkage è uno strumento ingiusto.
La senatrice ha poi toccato il tema dei biosimilari “è un tema clamoroso sul quale c’è una barriera che non è solo di diffidenza. Su questo le Regioni dovrebbero ragionare”.

“Se vogliamo aprire al generico  – ha poi aggiunto – abbiamo una grande occasione alla luce della scadenza di molti brevetti. Una fascia di produzione che non interesserà più la grande industria. Si aprono viceversa con la farmaceutica territoriale delle grandi possibilità. Dal punto di vista industriale il pianeta del generico si può rinforzare solo a condizione che si apra al mondo esterno e anche alla ricerca. Soprattutto usciamo dal luogo comune che il generico sia un farmaco di seri B – ha aggiunto – il tema dell’industria farmaceutica nel nostro paese non può essere accessorio, non possiamo più pensare che il generico venga utilizzato perché c’è la crisi e costa meno. Bisogna elevarlo e dargli dignità”.

05 maggio 2015 – quotidianosanità

Messina (Federanziani): “Sì a generici ma con attenzione. Sono farmaci non caramelle”

5 MAG – “Premesso che FederAnziani Senior Italia è sempre stata e resterà a favore dei farmaci equivalenti, siamo dispiaciuti di leggere comunicati stampa che vantano ipotetici risparmi per miliardi di euro che discenderebbero da un utilizzo più diffuso dei farmaci equivalenti e che omettono, invece, ogni riferimento ai disagi e ai costi che lo Stato e i cittadini devono sopportare proprio a causa del diffuso zapping sui farmaci generici”. Lo dichiara Roberto Messina, Presidente di FederAnziani Senior Italia.

“Questi disagi e questi costi – prosegue Messina – emergono oramai chiaramente da tante ricerche, come quelle condotte da FederAnziani e recentemente dall’Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna che, in uno studio finanziato proprio da un’azienda produttrice di farmaci equivalenti, ha dimostrato che passare a un medicinale generico diverso da quello assunto abitualmente comporta problemi dovuti soprattutto alle diversità della confezione e del farmaco in sé. La sostituzione del farmaco generico con un altro generico, ci informano i ricercatori di Onda, determina il diffondersi di comportamenti scorretti tra i pazienti, che possono impattare seriamente sull’aderenza alla terapia e quindi sull’esito della stessa, con conseguenti peggioramenti nello stato di salute dei malati cronici”.

Se esiste, come la stessa associazione dei produttori di farmaci equivalenti ammette, un ‘vuoto informativo’ tra medico e produttori di farmaci generici, il modo migliore per colmare questo gap è fare informazione scientifica presso i medici stessi, e non adottare formule di marketing o lanciare campagne pubblicitarie per vendere più farmaci come fossero caramelle. Il farmaco – conclude Messina – è una sostanza chimica e si assume quando lo prescrive il medico, senza dover essere costretti a cambiare confezione ogni giorno (zapping) a causa di condizionamenti esterni che nulla hanno a che vedere con le scelte terapeutiche”.

05 maggio 2015 – quotidianosanità

FARMACI GENERICI: GAUDIOSO (CITTADINANZATTIVA), “TRASPARENZA ED EMPOWERMENT”

“Trasparenza ed empowerment perché le risorse devono restare nel sistema”: per Antonio Gaudioso (Cittadinanzattiva) è questo il mix per promuovere in Italia il mercato dei farmaci generici e biosimilari, “una straordinaria opportunità per il nostro Paese, in cui molti passi in avanti sono stati fatti ma a velocità troppo bassa”. Intervenendo questa mattina a Roma (Sala capitolina del Senato) al convegno “Il sistema dei farmaci generici. Scenario per una crescita sostenibile”, Gaudioso ha sottolineato anche i dubbi dei cittadini sull‘affidabilità di questi farmaci: “Serve – ha concluso – una corretta presa in carico di carattere informativo da parte dei medici di famiglia e dei farmacisti”. Per Maurizio Scassola (Federazione nazionale ordini medici chirurghi e odontoiatri – Fnomceo), i farmaci generici “sono un aspetto del problema, ma la questione più grossa è quella dell‘appropriatezza della medicina prescrittiva: diagnostica e prescrizione cure. Occorre un maggiore coinvolgimento dei medici, un percorso formativo di eccellenza e una visione più ampia”. Per Emilia Grazia De Biasi, Commissione igiene e sanità Senato, il farmaco generico sconta le chiusure all‘innovazione e la mancanza di una normativa omogenea su tutto il territorio nazionale. (AgenSIR)
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