La distribuzione diretta dei farmaci da parte di Asl e ospedali costa al Servizio sanitario (tra personale e gestione delle varie fasi operative) circa il 30% in più rispetto alla distribuzione in farmacia. È quanto emerge dalla ricerca ”Distribuzione dei farmaci: un caso di spending review. Le potenzialità di miglioramento di una logica di rete”, realizzata dalla Fondazione Cref (Centro ricerche economia e formazione) e presentata ieri mattina al Senato insieme a Federfarma.
L’indagine ha puntato a stimare i costi effettivi della distribuzione diretta dei medicinali da parte delle strutture pubbliche, esaminando i dati forniti da una Asl della Regione Friuli-Venezia Giulia per il 2010. Analizzando tutte le strutture della Asl coinvolte nella distribuzione diretta (farmacia ospedaliera, distretto, dipartimento, dipendenze…) e le attività svolte da ogni struttura e’ stato possibile quantificare i costi di personale e di gestione delle varie fasi operative (acquisto, distribuzione, amministrazione, gestione magazzino). Questi costi, si legge nell’indagine, sono risultati essere pari a circa il 30% della spesa sostenuta dalla Asl per l’acquisto dei farmaci. Mediamente il costo della distribuzione di una singola confezione è stato di 20 euro (da aggiungere al costo di acquisto della confezione stessa).
La ricerca, spiega Andrea Garlatti, ordinario di economia aziendale all’Università di Udine, è nata dalla «collaborazione tra farmacie e Asl per analizzare in modo trasparente e accurato cosa succede davvero nella distribuzione del farmaco» e «ha fatto emergere grossi margini di miglioramento”, "smontando" la premessa da cui è nata la via della distribuzione diretta, che era proprio quella di consentire risparmi. «La spesa territoriale per il farmaco» ha sottolineato il presidente della commissione Sanità del Senato, Antonio Tomassini «diminuisce ed è sempre sotto controllo. La distribuzione diretta, invece, ha superato ogni limite rispetto al tetto prefissato, passando da 2 miliardi a circa 5 miliardi». È un settore, insomma, che «presenta un improprio spreco di denaro attraverso vari rivoli: di logistica, di distribuzione fatta attraverso mani non professionali, di dispensazione limitata solo in alcuni orari».
12 settembre 2012 – DoctorNews
Tomassini, con distribuzione diretta sprechi ed errori terapie
La distribuzione diretta dei farmaci da parte delle strutture pubbliche può essere anche fonte di sprechi e persino di errori terapeutici. Mentre una collaborazione attiva tra Asl e farmacie territoriali potrebbe aiutare a realizzare veri risparmi.