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Redditi medici, dai dipendenti ai convenzionati calano per tutti

Tra il 2012 e il 2013, i medici assunti in convenzione perdono un 8,3% pur rimanendo un reddito tra i più alti (63 mila euro circa annui è la media calcolata pesando tutte le classi di età).

Venerdì, 12 Dicembre 2014, Doctor33

Calano i redditi di tutti i medici, convenzionati, ospedalieri e in libera professione: dopo che l’Istat lo ha certificato per i dipendenti, ora lo conferma l’Enpam, l’ente pensionistico, con i suoi dati “prestati” al 4° Rapporto dell’Associazione degli enti previdenziali privati.

Cominciamo con i convenzionati. Tra il 2012 e il 2013, i medici assunti perdono un 8,3% pur rimanendo un reddito tra i più alti (63 mila euro circa annui è la media calcolata pesando tutte le classi di età).

Nello stesso arco di tempo, i liberi professionisti perdono circa un 1%. Per la dipendenza, Istat qualche giorno fa ha fornito il dato secondo cui il reddito dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni tra il 2010 e il 2013 non solo è stato penalizzato dal blocco dei contratti ma si è contratto a sua volta, di 600 euro annui medi da 34.600 a 34.000 euro.

E nel calderone rientrano abbondantemente i medici ospedalieri. Di impoverimento e appiattimento generalizzato parla Riccardo Cassi, presidente dei medici ospedalieri Cimo. «Certo – aggiunge Cassi – bisogna distinguere tra il decremento segnalato dall’Istat e quello dell’Enpam, ente al quale noi medici dipendenti contribuiamo per il fondo generale quota A e per la quota B dove affluiscono i contributi per l’attività libero professionale intra ed extramoenia. In realtà il reddito per noi si è contratto su entrambi i fronti. Sono usciti molti medici, spesso apicali, e le loro posizioni spesso non sono state ricoperte. C’è da aggiungere che fino a metà degli anni Novanta molti di noi hanno potuto godere di una serie di scatti di anzianità periodici poi soppressi, che si riverberano sui salari. In misura minore credo concorra l’avvenuta diminuzione, in certi contesti, dei fondi regionali da dove arriva parte della retribuzione legata al risultato».

Una dinamica analoga – uscita di “anziani” con relativi scatti di anzianità congelati, e rimpiazzo solo parziale – risulterebbe ora a quanto pare essersi verificata tra i medici di famiglia, i pediatri e gli specialisti ambulatoriali. Cassi ricorda poi che nemmeno i redditi libero professionali degli ospedalieri sono stati risparmiati. «Dall’entrata in vigore della legge Balduzzi, sulla professione intramoenia ha gravato un taglio secco del 5% che è andato a remunerare altre voci relative alla gestione dell’azienda ed è stato sottratto a noi medici».

Complessivamente, «siamo di fronte ad un impoverimento collettivo, confermato dalla pur lieve contrazione degli altri redditi libero professionali dei medici. Il blocco dei contratti ha portato anche un appiattimento della categoria.

Nell’ambito degli incontri avuti con il ministro come Cimo e come Alleanza per la professione (fronte di cui fa parte pure Fimmg ndr) abbiamo ribadito che se non si premia il merito, se non si ricostruisce una dinamica salariale, anche recuperi dell’inflazione sparsi a pioggia non avranno effetti benefici sull’efficienza del Ssn e sulla salute dei cittadini».
Mauro Miserendino

 

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Redazione Fedaisf

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