«Limitare l’accesso ai farmaci, branded o no, non è conforme a leggi vigenti. Mi auguro che l’Agenzia del Farmaco, preoccupata da comportamenti prescrittivi dei medici, presti la stessa attenzione a regioni che pongono più vincoli alla prescrizione di quanti non siano previsti dallo stato italiano. Il federalismo prevede che le regioni possano dare qualcosa in più ai loro residenti, non in meno».
Luca Puccetti presidente della Società Medica Interdisciplinare, Promed Galileo commenta il warning lanciato da Aifa, secondo cui localmente i medici (di base e non) segnalerebbero troppe reazioni avverse di farmaci equivalenti. Si parla di Asl e regioni dove sono in atto accordi in cui il farmacista può sempre sostituire il farmaco prescritto dal mmg con un equivalente generico a meno che il medico non abbia segnalato la reazione avversa del suo paziente all’equivalente.
In Sicilia la Determina 65/13 dell’Assessorato salute prevede che il medico prescriva sempre e solo il principio attivo se gli si presenta un paziente cronico mai trattato prima per quella patologia o se tratta una patologia acuta (ove siano in commercio prodotti equivalenti al principio da lui prescritto). Si può rendere vincolante la prescrizione, poniamo, di un farmaco di marca, scrivendo “non sostituibile” solo se si sono verificate e inserite nella scheda di reazione avversa online “ipersensibilità, intolleranza o controindicazione ad eccipienti; problemi di complessità della terapia o particolare fragilità cognitiva del paziente; o problemi di compliance (palatabilità)”.
Dice Puccetti: «Che per evitare la sostituzione del farmacista si debba sottomettere la nostra scelta al verificarsi di una reazione segnalando quest’ultima alla rete di farmacovigilanza è una lesione ai livelli essenziali di assistenza fissati dalla legge Balduzzi.
Più che stigmatizzare comportamenti dei medici ventilando chissà quale irregolarità l’Aifa dovrebbe rivolgere attenzione alle istituzioni che hanno proposto e sottoscritto accordi limitativi a diritti di cittadini fissati per legge».
Ma Luigi Galvano, segretario Fimmg Sicilia, ricorda che «la Sicilia, regione a statuto speciale, era prima per numero di ricette e valori individuali di singola ricetta quando, per sostenere i livelli essenziali di assistenza dovette emanare il decreto. Oggi siamo “virtuosi”, con risparmi fino al 40%, e nulla è stato tolto ai cittadini».
«E’ peraltro vero – aggiunge Galvano – che alcuni farmaci oggetto di segnalazioni sono biosimilari o comunque soggetti a distribuzione per conto, specialistici e prescritti da specialisti; non credo dunque che l’aumento di segnalazioni vada contestualizzato nella medicina generale».
Si legge poi nel decreto siciliano che l’Aifa è autorizzata a definire per le regioni soglie di appropriatezza basate sul comportamento di regioni “virtuose” che hanno prescritto più principio attivo non coperto da brevetto (o addirittura hanno prescritto il principio a prezzo minore nell’ambito di una stessa categoria terapeutica).
Puccetti sul punto chiede chiarezza: «Se l’Aifa ha poteri normativi, essa o il Ministero della salute esplicitino con un provvedimento i loro poteri e gli ulteriori vincoli, assumendosi la responsabilità».
Venerdì, 26 Settembre 2014 – Doctor33
Sanità: Regioni, compiti Aifa realizzati solo parzialmente
(ANSA) – ROMA, 25 SET – I compiti previsti dal decreto di istituzione dell’Agenzia Italiana del Faramaco (Aifa), a undici anni dalla sua nascita, sono stati “realizzati solo parzialmente, determinando un progressivo scollamento tra le decisioni di Aifa e le politiche regionali”, creando una “situazione che può determinare un rischio di frammentazione con comportamenti diversificati nell’erogazione di un LEA quale è quello dei farmaci”. E’ il parere delle Regioni, espresso oggi dal portavoce, Carlo Lusenti, davanti alla Commissione Affari Sociali della Camera.
In particolare, ha spiegato l’assessore dell’Emilia-Romagna alle politiche per la salute nel corso dell’audizione che rientra nell’indagine su ruoli e compiti di Aifa, Istituto Superiore di Sanità e Agenas, “non si sono realizzate le condizioni per la condivisione di decisioni strategiche tra Aifa e Regioni, da un lato per la difficoltà di Aifa a svolgere un ruolo di servizio nei confronti delle Regioni”. Dall’altro, per la necessità da parte della Conferenza delle Regioni di “svolgere un ruolo più incisivo sugli indirizzi programmatori”. Per questo, “a fronte del mutato scenario dell’assistenza farmaceutica e in coerenza con quanto previsto dalla modifica del titolo V, è opportuno intervenire sull’assetto istituzionale e organizzativo per migliorare l’efficienza e valorizzarne gli aspetti positivi, nonché superare le criticità ad oggi rilevate”. In generale, tanto l’Aifa che l’Agenas e l’Iss, secondo le Regioni, “hanno svolto in questi anni un ruolo molto importante per la tenuta del sistema”, ma gli sviluppi che hanno investito il servizio sanitario nazionale, “rendono necessario adeguare l’assetto di tali Enti”. In particolare, la revisione dovrà preservare l’autonomia di ogni singolo Ente, “definendo in modo più puntuale la missione e le competenze di ognuno nelle funzioni di programmazione, organizzazione e gestione dei servizi, evitando ridondanze”. (ANSA).