I dati dell’ultimo Rapporto Osmed accendono i riflettori in particolar modo sul consumo dei farmaci a brevetto scaduto. Numeri alla mano, il consumo di farmaci a brevetto scaduto ha rappresentato il 63,8% dei consumi a carico del SSN: 69,3% dei consumi in regime di assistenza convenzionata e il 23,8% dei consumi dei farmaci acquistati dalle strutture sanitarie pubbliche. Della quota di consumo di farmaci a brevetto scaduto, solo il 20,4% è rappresentato però da farmaci equivalenti, mentre la restante quota è costituita da ex-originator.
In termini di spesa, i farmaci a brevetto scaduto hanno costituito il 46,6% della spesa netta convenzionata, il 2,8% della spesa dei farmaci acquistati dalle strutture sanitarie pubbliche e complessivamente il 24,4% della spesa pubblica.
La spesa dei farmaci a brevetto scaduto è maggiormente concentrata nelle categoria dei farmaci cardiovascolari e dell’apparato gastrointestinale e metabolismo, dove incide rispettivamente per il 51,8% e 47,9% sulla spesa pubblica della categoria.
Tra i primi venti principi attivi a brevetto scaduto ben quattro appartengono alla categoria degli inibitori di pompa: lansoprazolo, pantoprazolo, omeprazolo ed esomeprazolo, con una spesa rispettivamente di 193, 212, 165 e 117 milioni di euro mentre octreotide, quetiapina e sodio cloruro in associazione hanno costituito i principi attivi a maggior spesa tra i farmaci acquistati dalle strutture sanitarie pubbliche
In un’ottica di confronto internazionale, il nostro Paese si colloca al terzo posto, dopo Grecia ed Irlanda, in termini di spesa per i farmaci che hanno goduto della copertura brevettuale.
Per maggiori informazioni leggi il Rapporto Osmed
AIFA – Pillole dal Mondo n. 823 – 27/07/2015
Notizia correlata: L’uso dei farmaci in Italia – Rapporto OsMed 2014