Radiazione Venturi. Bonaccini: “ingerenze illegittime”
Il presidente dell’Emilia Romagna difende l’assessore regionale espulso dall’Ordine dei Medici di Bologna. Sistema sanitario sotto attacco
Parma Report – 3 dicembre 2018
Scende in campo la Regione a difesa dell’assessore regionale alle Politiche per la salute, Sergio Venturi, al termine di un procedimento disciplinare avviato dal presidente dell’Ordine dei Medici di Bologna, Giancarlo Pizza, contrario ad una delibera della Giunta del 2016 indirizzata alle aziende sanitarie sul personale da impiegare nell’attività di pronto soccorso.
Alla notizia della radiazione di Venturi, il presidente Stefano Bonaccini ha reagito dichiarando illegittime ed inaccettabili le ingerenze da parte dell’Ordine.
La vicenda risale al 2016
La delibera, che ha portato alla radiazione dell’assessore Venturi, è quella adottata dalla Giunta regionale nell’aprile 2016 (delibera 11 aprile 2016, n. 508)
All’indomani della sua adozione, la Regione spiegava così ilprovvedimento: “La Regione definisce gli indirizzi generali ai quali le linee guida dovranno ispirarsi. Tra questi, la necessaria coerenza con le migliori pratiche nazionali e internazionali, con un impegno forte sul versante della formazione del personale medico e infermieristico. Dal punto di vista operativo, sarà salvaguardata l’autonomia organizzativa per i dirigenti dei servizi di emergenza e dovranno essere definite procedure per l’intervento degli infermieri estremamente dettagliate, per evitare loro ogni valutazione discrezionale: ogni situazione che si presentasse complessa o con margini di incertezza, dovrà essere affidata alla valutazione di un medico. Del resto, una ricognizione nel campo delle azioni che vengono adottate nei casi di emergenza-urgenza – condotta lo scorso anno – ha dimostrato che già oggi nelle diverse Aziende sanitarie dell’Emilia-Romagna è operativo un insieme di procedure che vengono applicate dal personale infermieristico. Si va dallo screening pre-ricovero dei sintomi, per accelerare i tempi della diagnosi che poi farà il medico, alla somministrazione di farmaci
Ad ottobre 2018, la Regione prendeva già posizione contro l’avvio del provvedimento disciplinare dell’Ordine dei Medici contro l’assessore Venturi, il quale replicava : “Un fatto grave, perché in questo modo il presidente Pizza sembra ignorare che la delibera regionale è un atto collegiale: se si dice che essa costituisce una violazione deontologica, si censura l’operato della intera Giunta regionale. E questo non è tollerabile, perché trascina i medici rappresentati dal loro presidente in una contesa politica. Peraltro, con la minaccia di sanzioni disciplinari all’assessore regionale, dalla sospensione fino alla radiazione, che esercita pubbliche funzioni nell’interesse generale, che quindi si trova in una posizione costituzionalmente tutelata da ingerenze indebite”.
La Regione ribadiva lo spirito della delibera, chiarendo: La delibera assegna agli infermieri compiti applicativi e riserva ai medici tutte le funzioni decisorie. É un atto, spiegano i tecnici, che ha carattere di indirizzo, e rimette ai professionisti della sanità tutti gli atti di indicazione dei presupposti di applicazione, delle procedure e metodi di applicazione. Prima che le decisioni diventassero operative, la Regione comunque ha attivato tavoli di lavoro e di consultazione, con la partecipazione dei rappresentanti del mondo delle professioni sanitarie. Un lavoro complesso, articolato e nei due anni trascorsi dalla data di adozione formale della delibera non sono stati proposti ricorsi né altri mezzi di contestazione alla delibera, che si è dunque consolidata divenendo inoppugnabile.
Dicembre 2018, la decisione dell’Ordine dei Medici di Bologna procedere alla radiazione dell’assessore Venturi in qualità di medico, confermando la contrarietà al provvedimento e l’azione disciplinare sul piano deontologico.
Notizie correlate: Fp Cgil medici: inaccettabile radiazione di Venturi da Ordine medici Bologna
FNOMCeO. La vicenda di Bologna espressione del forte disagio della professione medica
La vicenda di Bologna è l’espressione del disagio dell’intera professione medica. Abbiamo proposto gli Stati Generali della professione, al fine di esaminare la cosiddetta “questione medica”, che oggi si manifesta in maniera così eclatante.
Non si tratta qui di entrare nel merito della decisione assunta dall’Ordine di Bologna, valutazione che la FNOMCeO, per il suo ruolo istituzionale, e non conoscendone peraltro le motivazioni, non può fare in questa sede, ma di esaminare le motivazioni sociologiche e politico-professionali che ne hanno costituito i presupposti.
I condizionamenti dettati da esigenze economiche nell’esercizio della professione medica hanno portato ad uno stato di disagio diffuso tra i sanitari, senza che in alcuna maniera si provasse a porre rimedio.
Abbiamo più volte denunciato le limitazioni sempre più cogenti all’autonomia professionale del medico e, sempre più spesso, abbiamo segnalato il subdolo tentativo di applicare il task shifting (il trasferimento delle competenze dal medico ad altri professionisti) nel nostro Paese, in particolare nel settore di emergenza – urgenza.
Abbiamo sempre dichiarato che la professione medica e quella infermieristica sono complementari e indispensabili per assicurare un’efficace assistenza. Nel delicatissimo campo dell’emergenza abbiamo più volte ribadito che la diagnosi non può che essere affidata al medico e che, quindi, anche nel soccorso avanzato dovremmo trovare un modello che valorizzi le due figure professionali, medico e infermiere, per assicurare al cittadino il massimo livello delle cure e dell’assistenza. Per questo abbiamo avviato un gruppo di lavoro composto da rappresentanti della FNOPI, ossia della Federazione che rappresenta tutti gli Ordini della professione infermieristica, e la FNOMCeO, per i medici, al fine di elaborare un modello condiviso di interazione e collaborazione tra le due figure professionali, convinti che il dialogo sia l’unica via per costruire una sinergia tra professionisti e che il nostro denominatore comune sia la tutela del diritto alla salute dei cittadini.
Accanto a tutto ciò, bisogna riconoscere al Presidente della Conferenza Regioni, Stefano Bonaccini e all’assessore Venturi la volontà di cambiamento attuata con la sottoscrizione del Protocollo di Intesa tra la Conferenza delle Regioni e la FNOMCeO, che consente di avviare un confronto utile, oltreché necessario, per cogliere i suggerimenti e i bisogni di una professione, come quella medica, fondamentale per assicurare il diritto alla salute ai cittadini.
Un Protocollo che prova a dare attuazione alla Legge 3/2018 con la quale la Federazione e gli Ordini dei Medici, in virtù del nuovo ruolo di Enti sussidiari dello Stato, insieme alle Regioni avviano il confronto su temi specifici nel rispetto dei propri ruoli, delle proprie prerogative e delle relative autonomie, ferme restando le prerogative e l’importante ruolo che la democrazia riconosce ai Sindacati.
Sarà proprio la Regione Emilia Romagna, dopo la Lombardia e insieme alla Liguria, il 19 dicembre, ad avviare il Tavolo di confronto tra gli Ordini e la Regione, su questi temi. Tra le questioni che saranno oggetto del confronto ci saranno infatti il ruolo professionale del medico e dell’odontoiatra, le competenze, l’indipendenza, l’autonomia e la responsabilità; l’elaborazione di iniziative in ordine alla prevenzione del fenomeno della violenza nei confronti degli operatori sanitari; il rispetto delle prerogative correlate con lo svolgimento di ruoli, all’interno dei Sistemi Sanitari Regionali, delle Province autonome e delle Regioni (incarichi amministrativi di vertice, incarichi politici, partecipazione a Consigli di amministrazione, etc.), non correlati alla cura diretta di pazienti o all’esercizio professionale medico.
Il Protocollo rappresenta, così, lo strumento che consente di coniugare l’autonomia degli Ordini in chiave deontologica con il diritto del professionista a partecipare alla vita politica del paese. Infatti, da un lato consideriamo valori irrinunciabili i principi della deontologia medica, e dall’altro non possiamo consentire che la professione sia considerata un limite alla partecipazione, da parte dei professionisti, alla vita politica, che è un valore altrettanto irrinunciabile.
Filippo Anelli