In attesa del secondo grado di giudizio continuano a visitare pazienti in ambulatorio e a fare ricette. Puo anche passare un anno e mezzo prima che la “condanna” diventi operativa. A rischio ma in attività anche i no-vax e l’omeopata che ha seguito il bambino morto di otite a 7 anni all’ospedale di Ancona
di MICHELE BOCCI – 21 giugno 2017 – R.it
Può infatti passare anche un anno e mezzo o addirittura due prima che la sanzione diventi operativa. E così ci si trova con l’assurdo di professionisti che per motivi deontologici non sono considerati più degni di indossare il camice dal collegio di disciplina del loro Ordine che esercitano serenamente. Solo per citare alcuni casi recenti, la radiazione ha riguardato due medici sanzionati per le loro posizioni no-vax, cioè Dario Miedico a Milano http://milano.repubblica.it/cronaca/2017/05/24/news/vaccini_radiato_il_medico_no_vax_dario_miedico-166272324/ e Roberto Gava a Treviso http://www.repubblica.it/salute/2017/04/21/news/treviso_l_ordine_radia_il_medico_novax-163581837/ e la sospensione di 6 mesi è toccata a Massimo Montinari http://firenze.repubblica.it/cronaca/2017/06/13/news/per_curare_l_autismo_prescrive_integratori_medico_sospeso-168029315/ , perché sostiene di curare l’autismo con un suo “protocollo” a base di integratori e prodotti omotossicologici (simili a quelli omeopatici). Anche Massimo Mecozzi, l’omeopata che ha seguito il bambino poi morto di otite a 7 anni all’ospedale di Ancona, molto probabilmente subirà una sanzione http://www.repubblica.it/cronaca/2017/05/29/news /mecozzi_il_dottore_che_credeva_nell_apocalisse_e_non_negli_antibiotici-166723819/
Tutti loro non dovranno subito abbandonare, o mettere da parte, il camice.
La stortura nasce da un elemento di garanzia e insieme dalla lentezza di azione dell’organo deputato a decidere dei ricorsi dei medici colpiti da una sanzione del loro Ordine tra avvertimento, censura, sospensione fino a sei mesi e radiazione. In base alla legge della categoria, infatti, il medico può giustamente fare ricorso. In quel caso viene sospeso il provvedimento disciplinare. E questo, appunto, serve come elemento di garanzia per non applicare le pena fino a che la decisione non passa “in giudicato”.
“Stanno ancora analizzando i casi del biennio 2014-2015, iniziando dalle radiazioni”, spiega Maurizio Scassola, vicepresidente della Federazione degli Ordini dei medici. A rallentare il lavoro è stata una sentenza della Corte Costituzionale, interpellata perché due membri del Cceps erano nominati dal ministero della Salute. Questo, ha detto la Consulta nel 2016, contrastava con i principi costituzionali di indipendenza e imparzialità degli organi giudicanti. La situazione si è sbloccata nel marzo scorso, con la nomina dei nuovi membri.
Il lavoro arretrato è tantissimo. “E’ nostro interesse velocizzare i tempi di decisione – dice sempre Scassola – anche per rendere efficaci le sanzioni stesse. E’ stato stimato che ci vorranno due anni prima che il lavoro del Cceps torni a regime”. L’attività della commissione è stata intensificata per rimettersi un po’ in pari. “Stiamo andando di corsa – dice uno dei componenti della sezione che si occupa dei medici – Non rispettiamo sempre l’ordine cronologico dei ricorsi proprio per fare prima le sanzioni più gravi. Le radiazioni su cui dobbiamo decidere sono una trentina. Il punto è che molti colleghi fanno ricorso anche per pene leggere, in una riunione abbiamo impiegato tre ore per decidere se confermare o meno un “avvertimento”.