Rabbia, malcontento e rassegnazione: sono le reazioni con cui i veronesi hanno accolto ieri mattina la novità che riguarda i farmaci equivalenti. Una novità che Assogenerici, l’associazione delle industrie dei farmaci generici, bolla come «un ticket a carico dei cittadini» e che per Federfarma (associazione dei titolari delle farmacie) metterà in difficoltà economiche le farmacie stesse.
Cerchiamo di capire cosa è successo. Con una metodologia complessa, che prevede anche l’analisi delle dinamiche del mercato farmaceutico in Gran Bretagna, Germania, Francia e Spagna, l’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) ha pubblicato la lista dei medicinali equivalenti con i relativi prezzi di riferimento, aggiornati al 14 aprile. Il nuovo listino riguarda 4.188 farmaci e con questa soluzione lo Stato conta di ottenere un risparmio complessivo di 609 milioni di euro. A spese del cittadino, però: come dire che alla fine paga sempre Pantalone.
Conferma il dottor Marco Bacchini, presidente di Federfarma Verona e Veneto: «L’Agenzia ha in pratica individuato il prezzo standard di ogni farmaco generico, non considerando il suo reale costo al banco. Per fare un esempio concreto, un generico che venerdì costava 10 euro, ieri era in vendita a 7. Tanto per rendere l’idea della portata dei ribassi, ieri mattina, solo alzando la saracinesca della mia farmacia, ho subito un danno di quasi 9.000 euro a seguito del deprezzamento dei medicinali generici».
Perchè entra in gioco il cittadino, in questa partita fra Aifa e aziende farmaceutiche?
«Nessuna azienda al momento», spiega Bacchini, «si è adeguata ai prezzi imposti dall’Aifa e non è detto che lo facciano. Di conseguenza, spetta al cittadino pagare la differenza rispetto al prezzo di riferimento. Un altro esempio, per far comprendere: scade il brevetto di un farmaco firmato, che costava 10 euro. Dopo un po’ arriva in farmacia il generico sostitutivo, messo in vendita al costo di 8 euro: secondo le regole l’assistito doveva accollarsi la differenza, ossia 2 euro. Da ieri quello stesso farmaco sostitutivo costa ancora 8 euro, ma lo Stato ne riconosce il valore di 7, per cui la differenza la paga l’assistito. E pagare per pagare molti veronesi, ieri mattina, hanno preferito il farmaco griffato al generico».
«La preoccupazione di Federfarma», argomenta Bacchini, «è che questa manovra comporti l’effetto boomerang di disincentivare l’acquisto dei generici equivalenti. E temiamo altresì per la sopravvivenza delle farmacie, posto che due su dieci al momento sono in crisi».
La speranza è che le aziende farmaceutiche abbassino i prezzi, altrimenti toccherà a noi versare la differenza tra il prezzo di riferimento e quello determinato dalla compatibilità economica della produzione: spesso 2 o 3 euro, ma talvolta anche di 50 o più.
P.COL. – 17 aprile 2011 –