Settantamila posti letto in meno in dieci anni. Centosettantacinque gli ospedali chiusi. Liste d’attesa sempre più lunghe che fanno aumentare la spesa privata. E per curarsi gli italiani fanno sempre più debiti nel silenzio di una politica che è al riparo da ogni rischio con superpolizze pagate con denaro pubblico. Tendiamo a ridurre sempre di più la quota degli investimenti destinata a migliorare il nostro sistema. Il 2015 ha visto nel nostro Paese 2,6 milioni di famiglie rinunciare alle cure per carenza di risorse. Una parte consistente degli emolumenti ai parlamentari serve a coprire l’iscrizione all’assistenza sanitaria integrativa. Sfasciare la sanità italiana, o anche solo raccontarla come l’ultima della classe, è una strategia che nasconde interessi economici e un business di miliardi”. Interessi che passano per le polizze ai privati cittadini che vogliano mettersi al riparo dall’inefficienza del sistema pubblico. In definitiva, è come se i politici stessero facendo il lavoro sporco, comprimendo le fasce di prestazioni sanitarie gratuite e di farmaci acquistabili a costo zero dai malati – riprendono gli autori -. Il lavoro pulito, invece, è affidato alle compagnie di assicurazione, che hanno pronto il pacchetto ideale per venire incontro alle esigenze di chiunque abbia necessita di cura
Salute spa, il nuovo libro che racconta il “delitto perfetto” in atto sulla sanità pubblica tra politica e assicurazioni
Gli autori, Quezel e Carraro, vedono la mano delle lobby dietro al progressivo arretramento della sanità pubblica, giustificato dalle richieste di spending review dell’Ue: “E’ come se i politici stessero facendo il lavoro sporco, comprimendo le fasce di prestazioni sanitarie gratuite e di farmaci acquistabili a costo zero dai malati. Il lavoro pulito è affidato alle compagnie di assicurazione, che hanno pronto il pacchetto ideale”
di Fiorina Capozzi – 13 settembre 2018 – Il Fatto Quotidiano
Settantamila posti letto in meno in dieci anni. Centosettantacinque gli ospedali chiusi. Liste d’attesa sempre più lunghe che fanno aumentare la spesa privata. E per curarsi gli italiani fanno sempre più debiti nel silenzio di una politica
In circa 150 pagine i due esperti del settore (Quezel è patrocinatore stragiudiziale, Carraro è avvocato) ripercorrono le tappe di un progressivo smantellamento della macchina sanitaria italiana e la creazione di un vuoto che le compagnie assicurative si preparano a riempire, trasformando il diritto alle cure in un’area riservata solo a chi ha denaro da spendere. “Tra il 2007 e il 2014, l’Italia è stata una delle poche nazioni avanzate in cui la spesa sanitaria pro capite – già tra le più basse – si è contratta anziché aumentare. E ciò accade perché tendiamo a ridurre sempre di più la quota degli investimenti destinata a migliorare il nostro sistema. Dal 2009 al 2013 i nostri investimenti sono in picchiata, essendo diminuiti del 30 per cento, mentre francesi e tedeschi hanno aumentato del 10 per cento le somme destinate al comparto della sanità”, scrivono Quezel e Carraro. Alla base di questa scelta il leitmotif: “Dobbiamo ridurre il debito, dobbiamo gestire meglio i soldi dei contribuenti”.
I TAGLI CHE HANNO COLPITO SOPRATTUTTO I PIÙ DEBOLI – Secondo gli autori, “i tagli hanno colpito tutti, soprattutto le fasce più deboli della popolazione. Il 2015 ha visto nel nostro Paese 2,6 milioni di famiglie rinunciare alle cure per carenza di risorse. Di esse, un milione è oggetto a spese catastrofiche (cioè impreviste e superiori al reddito familiare), mentre 300.000 risultano impoverite dalle spese mediche sostenute”. Non solo: “Più di 12 milioni di cittadini hanno procrastinato le cure, o addirittura vi hanno rinunciato, nel corso del 2017, per difficoltà finanziarie. L’aumento, rispetto all’anno precedente, è di un milione e duecentomila unità”, si legge nel libro dove si evidenzia come solo nel 2017 gli istituti specializzati nel credito hanno erogato 400 milioni di euro a pazienti costretti a indebitarsi per garantirsi le cure. “Due anni fa, tale somma era di 340 milioni”, proseguono gli autori che ricordano come lo scorso anno la spesa sostenuta dagli italiani nel 2017 per curarsi in strutture private è stata di 40 miliardi di euro, mentre 2 milioni e 700.000 connazionali hanno preferito consultare un professionista privato prima di decidere di sottoporsi a una terapia. Inoltre “sono 8 milioni gli italiani che hanno scelto di ricorrere alla soluzione del prestito nel 2017, per poter accedere al diritto di cui parla l’articolo 32 della nostra Costituzione – si legge nel libro – . Solo il 41 per cento degli italiani finanzia i propri bisogni sanitari con il proprio reddito corrente, mentre la stragrande maggioranza va a debito: il 23,3 per cento attinge ai risparmi e ad altre fonti mentre il 35,6 per cento vi fa fronte esclusivamente con fonti diverse dal reddito abituale”. Tutto questo perché le liste d’attesa sono sempre più lunghe, mentre il bisogno di cure necessita risposte immediate.
IL SALVAGENTE DEI PARLAMENTARI A SPESE PUBBLICHE – Intanto la politica, che pensa a smantellare la
Inoltre lo smantellamento della sanità porta in dote un peggioramento della qualità dei servizi con il moltiplicarsi di errori. I rischi aumentano e le compagnie si rifiutano di assicurare ospedali e medici. “La malasanità è diventata l’indiziato numero uno: cosi schiaccianti le prove a suo carico che sembra impossibile offrire una risposta diversa al declino della sanità pubblica – scrivono gli autori – Ma al di là dei singoli drammi, cui va destinato il massimo dell’attenzione, del rispetto e della tutela possibili, il sistema sanitario del nostro paese non è cosi brutto, sporco e cattivo come ci viene descritto. Le soluzioni per migliorarlo ci sarebbero, eccome”.
L’AVANZATA DELLE LOBBY ASSICURATIVE – Per quale ragione la politica non interviene mettendo a posto il
Qualche cifra può essere utile a capire quale sia il mercato dietro a questo progressivo smantellamento della sanità pubblica finalizzato a ridisegnare gli equilibri fra pubblico e privato. Attualmente “su 148 miliardi di spese in sanità sostenute dai cittadini italiani, 36 sono a carico dei privati. Di questi 36, solo il 15 per cento passa attraverso polizze o fondi sanitari
IL LAVORO SPORCO E QUELLO PULITO NEL DELITTO PERFETTO – Seguendo il filo conduttore del libro, il discorso sugli interessi in gioco sulla salute pubblica diventano chiari mostrando che partita è in pieno divenire: “In definitiva, è come se i politici stessero facendo il lavoro sporco, comprimendo le fasce di prestazioni sanitarie gratuite e di farmaci acquistabili a costo zero dai malati – riprendono gli autori -. Il lavoro pulito, invece, è affidato alle compagnie di assicurazione, che hanno pronto il pacchetto ideale per venire incontro alle esigenze di chiunque abbia necessita di cura. E, va da se, possa permetterselo”. Così già circolano le stime sulle polizze integrative: secondo quanto riferito dagli autori si parla di 21 milioni di italiani che avranno una polizza integrativa nel 2025. “Si sta delineando uno scenario nel quale, a farla da padrone, saranno quelle tentacolari espressioni del capitalismo finanziario contemporaneo che assemblano funzioni bancarie e funzioni assicurative, senza più distinzioni interne ne soluzioni di continuità”, concludono i due esperti che definiscono il gioco in atto sulla sanità pubblica un vero e proprio “delitto perfetto” .
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