La Russia di Vladimir Putin ha registrato questa mattina [n.d.r: 11 agosto per chi legge] il primo vaccino anticovid al mondo chiamato “Sputnik
Putin ha rivelato che alla figlia è già stato somministrato il vaccino, che le ha procurato una leggera febbre, sparita poco tempo dopo.
Il vaccino è stato sviluppato congiuntamente dall’Istituto di ricerca Gamaleya e dal Ministero della Difesa della Federazione Russa. I test clinici sul primo vaccino russo per il coronavirus sono iniziati il 18 giugno e hanno visti impegnati 38 volontari, che hanno sviluppato immunità al virus, venendo dimessi il 15 e il 20 luglio scorsi. (fonte Faro di Roma).
Kirill Dmitriev, amministratore delegato del Russian Direct Investment Fund, fondo sovrano della Federazione Russa da 50 miliardi di dollari in gestione, scrive sul sito dedicato www.sputnikvaccine.com:
Il Centro Gamaleya ha utilizzato vettori adenovirali per sviluppare vaccini contro l’influenza e contro la sindrome
Altri paesi seguono le nostre orme sviluppando vaccini basati su vettori adenovirali. L’Università di Oxford sta utilizzando l’adenovirus di una scimmia, che non è mai stato utilizzato in un vaccino approvato prima, a differenza degli adenovirus umani. La società statunitense Johnson & Johnson sta utilizzando l’adenovirus Ad26 e la cinese CanSino – l’adenovirus Ad5, gli stessi vettori che utilizza il Gamaleya Center, ma devono ancora padroneggiare l’approccio a due vettori. Entrambe le società hanno già ricevuto ingenti ordini di vaccini dai rispettivi governi.
L’uso di due vettori è la tecnologia unica, sviluppata dagli scienziati del Centro Gamaleya, che differenzia il vaccino russo dagli altri vaccini basati su vettori adenovirali in fase di sviluppo in tutto il mondo. I vaccini basati su vettori adenovirali hanno anche chiari vantaggi rispetto ad altre tecnologie come i vaccini a mRNA (RNA messaggero).
I potenziali vaccini a mRNA, in fase di sperimentazione clinica negli Stati Uniti e in altri paesi, non utilizzano
Il vaccino russo è ora pronto e registrato. Le prime due fasi della sperimentazione clinica sono terminate e i loro risultati saranno pubblicati questo mese in linea con i requisiti internazionali. Questi documenti forniranno informazioni dettagliate sul vaccino, inclusi i livelli esatti di anticorpi come mostrato da diversi test di terze parti e
Lo scetticismo tra i media internazionali e i politici è emerso proprio quando la Russia ha annunciato i suoi piani per la produzione di massa del vaccino COVID-19. Quando ho parlato con i media occidentali, molti si sono rifiutati di includere i fatti chiave sulla ricerca russa sul vaccino COVID-19 nelle loro narrazioni. Consideriamo questo scetticismo come un tentativo di minare i nostri sforzi per sviluppare un vaccino efficace, che fermerà la pandemia e aiuterà a riattivare l’economia globale.
Mosca non ha però reso disponibili le evidenze scientifiche sul farmaco, dunque gli esperti non sono in grado di confermarne né la sicurezza né l’efficacia dichiarata dal Cremlino. Un punto su cui interviene l’Organizzazione mondiale della Sanità che, pur dichiarando di essere “in stretto contatto con le autorità sanitarie russe e sono in corso discussioni in merito alla possibile prequalificazione del vaccino da parte dell’Oms”, puntualizza che “la prequalificazione di qualsiasi vaccino include la rigorosa revisione e valutazione di tutti i dati di sicurezza ed efficacia richiesti”.
Stoccata al Cremlino anche da parte dell’Associazione delle organizzazioni per i trial clinici della Russia secondo cui “l’approvazione accelerata non renderà la Russia leader nella corsa” ai vaccini contro il Covid-19, ma “esporrà soltanto i consumatori del vaccino a un pericolo non necessario”. L’associazione ha dunque chiesto al governo di rinviare il via all’uso del vaccino fino a quando non saranno stati condotti e conclusi trial di tipo avanzato che saranno avviati mercoledì. E anche per il ministro della sanità americano, Alex Azar, “il punto è avere un vaccino sicuro per gli americani e per il mondo, non essere i primi”.
Anche Massimo Galli, infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano, esprime perplessità: “Finché non avremo dati confermati si tratta solo di un annuncio giornalistico. Sarebbe bellissimo se fosse vero, ma devo esprimere delle riserve fino a quando non avremo evidenze”. “Sarebbe una notizia fantastica – dice Galli all’Adnkronos Salute – ma è difficile visto che le modalità e le caratteristiche per l’approntamento di un vaccino sono diverse da queste, a meno che non siano stati resi noti tutti i dati necessari precedenti, sulla sicurezza e l’efficacia, di cui non ho notizia”. “Per arrivare a questo risultato – precisa Galli – si passa per una serie di fasi, almeno nei Paesi in cui si rispettano i trattati internazionali sulla sperimentazione, validazione e valutazione della tossicità potenziale di farmaci e vaccini”. (fonte Il Fatto Quotidiano).
“Non funziona così: non si può saltare la fase III di un vaccino, dopo aver fatto 2 piccoli studi su 76 volontari, di cui nessuno sa nulla, e poi proclamare che siccome il vaccino ha funzionato su una figlia, ormai è pronto. Senza dati solidi, in queste condizioni non mi vaccinerei nemmeno io. Per fortuna, i vaccini” per il coronavirus Sars-Cov-2 “in sviluppo sono circa 200, e dei 4 più avanzati sappiamo molto, molto di più”. E’ la riflessione che Enrico Bucci, ricercatore in Biochimica e Biologia molecolare e professore alla Temple University di Filadelfia
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Le fasi di sviluppo di un vaccino
Lo sviluppo di un vaccino è un processo piuttosto lungo ed elaborato che parte dalla conoscenza del microrganismo responsabile della malattia che si intende prevenire e delle sue modalità di interazione con l’organismo umano. Inizialmente si effettuano studi sperimentali in vitro, in base ai quali è possibile stabilire quale sia la composizione qualitativa e quantitativa ideale di un vaccino (tipologia e quantità della componente attiva e di tutte le altre sostanze previste).
Una volta definito questo aspetto, il potenziale vaccino viene sottoposto alla sperimentazione pre-clinica che include studi in vitro e su modelli animali attraverso i quali si definiscono il meccanismo d’azione (cioè la capacità di indurre la risposta immunitaria), il profilo tossicologico e le prime evidenze di efficacia e sicurezza su un organismo vivente complesso.
Questa fase permette di selezionare la formulazione che nei modelli sperimentali è risultata più promettente per essere avviata alla fase clinica preliminare sull’uomo. Per i vaccini multicomponente è necessario che in questa fase venga studiata inoltre la possibile interferenza fra le varie componenti attive del vaccino.
A questo punto, il vaccino entra nel percorso di sperimentazione clinica che può realizzarsi in quattro fasi: le prime tre precedono l’autorizzazione all’immissione in commercio e la quarta viene condotta quando il vaccino è già disponibile sul mercato.
Durante le prime tre fasi, viene progressivamente aumentata la popolazione trattata con il vaccino, definita la posologia (numero di dosi per l’immunizzazione primaria ed eventuale richiamo) e caratterizzata l’efficacia del vaccino o immunogenicità (la capacità di stimolare nell’uomo una risposta anticorpale specifica e sufficiente contro le componenti del vaccino) e la sicurezza o reattogenicità (il tipo e la frequenza con cui si manifestano eventuali reazioni avverse). Questi ultimi due aspetti vengono indagati soprattutto negli studi clinici di fase terza, condotti su popolazioni molto ampie di soggetti a cui sarà destinato il vaccino.
In questi studi vengono infatti confermate l’efficacia (in termini di tipologia e persistenza della risposta immunitaria, percentuale dei soggetti che rispondono efficacemente al vaccino e, quando possibile, di riduzione della probabilità di sviluppare la malattia dopo la vaccinazione) e la sicurezza del vaccino (in termini di eventi avversi attribuibili e non attribuibili al vaccino e di possibili problemi legati alle caratteristiche dei soggetti come l’età, il sesso e specifiche condizioni di salute).
In queste tre fasi, inoltre, viene esplorata la possibilità di somministrare il vaccino in sviluppo insieme ad altri vaccini già in commercio in particolari categorie di soggetti per ottenere informazioni specifiche sulle possibili interferenze in termini di efficacia e sicurezza.
Gli studi di fase terza sono:
- controllati, dal momento che i soggetti trattati con il vaccino in studio sono confrontati con altrettanti soggetti trattati con un vaccino simile già autorizzato o con un trattamento inerte (placebo)
- randomizzati, dal momento che la suddivisione dei soggetti fra l’uno e l’altro trattamento avviene in maniera casuale
Questa tipologia di studi rappresenta lo strumento più solido del metodo scientifico per dimostrare l’efficacia e la sicurezza di un prodotto medicinale, inclusi i vaccini, in quanto permette di attribuire con ragionevole certezza le differenze osservate nei soggetti coinvolti nello studio esclusivamente al medicinale/vaccino.
Gli studi di fase quarta (o studi post-autorizzativi) vengono condotti dopo la commercializzazione e hanno l’obiettivo di verificare l’efficacia e la sicurezza del vaccino nelle sue reali condizioni d’uso, di valutarne l’utilizzo in particolari sottogruppi di popolazioni e condizioni patologiche (per esempio in corso di malattie del sistema immunitario che potrebbero modificare l’efficacia e la sicurezza del vaccino) e il rapporto costo-beneficio rispetto alla malattia e/o ad altri vaccini.
Tutte le varie fasi dello sviluppo di un vaccino sono necessarie a ottenere informazioni il più possibile chiare ed esaustive su indicazioni, controindicazioni, avvertenze speciali, benefici e rischi del prodotto. Poiché i vaccini vengono somministrati a scopo preventivo in una popolazione sana, è necessario che le percentuali di efficacia siano molto alte (numero di soggetti che rispondono in maniera adeguata al vaccino) e che il beneficio sia di gran lunga superiore al rischio.
Pertanto, in ogni momento di tutto questo processo, lo sviluppo del vaccino o la sua commercializzazione possono essere interrotti, qualora venga meno una sola di queste condizioni fondamentali.
Tutti gli studi effettuati durante lo sviluppo di un vaccino (come per tutti i medicinali) devono rispondere agli standard internazionali di etica e qualità scientifica previsti dalle norme di buona pratica clinica, codificate a livello globale (Good Clinical Practice, GCP).