Il caso delle statine, le pillole per combattere il colesterolo, per le quali il sistema sanitario spende in Puglia circa 70 milioni l’anno: un quarto in più rispetto alla media nazionale
La spesa farmaceutica pugliese è fuori controllo, tanto che nel 2016 (il dato non è ancora definitivo) potrebbe aver superato il tetto di quasi 350 milioni. Troppi medicinali, e soprattutto troppo costosi. È il caso delle statine, le pillole per combattere il colesterolo, per le quali il sistema sanitario spende in Puglia circa 70 milioni l’anno: un quarto in più rispetto alla media nazionale.
Ecco perché la Regione, che ha lanciato un piano straordinario di controllo delle prescrizioni di farmaci, è partita proprio dalle statine. I dati di monitoraggio, del resto, sembrerebbero suggerire l’esistenza di qualche anomalia. A fronte dei sei principi attivi di statine in commercio, il monitoraggio sui primi sei mesi del 2016 ha mostrato una situazione degna di approfondimento: i medici pugliesi sembrerebbero infatti preferire l’unico dei sei coperto da brevetto e senza disponibilità di generici equivalenti.
Nel primo semestre dello scorso anno, la Puglia ha infatti fatto registrare il 23% di prescrizioni in più rispetto alla media nazionale di Crestor, Simestat e Provisacor, nome commerciale della rosuvastatina, la statina di seconda generazione prodotta da Astra Zeneca che costa due volte e mezzo in più rispetto alla più comune simvastatina. E addirittura il 48% di prescrizioni in più di Goltor, Vytorin e Inegy, farmaci della Merck che associano la simvastatina con l’ezetimibe, un nuovo principio attivo (costosissimo) che blocca l’assorbimento del colesterolo.
C’è di più: i farmaci a base di rosuvastatina costano al servizio sanitario pugliese più di 20 milioni di euro l’anno e sono la tipologia di statine più prescritta. Come se, insomma, la maggioranza dei pugliesi necessiti del trattamento con il farmaco più nuovo e più costoso.