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In Puglia si è aperto un dibattito, forse meglio definirla diatriba, fra l’assessore al Bilancio Amati e l’assessore alla salute Piemontese.
La Gazzetta del Mezzogiorno del 5 febbraio riferisce che l’assessore al Bilancio, Fabiano Amati, ha scritto direttamente ai Direttori Generali convocandoli per il 7, mettendo in copia il titolare dell’assessorato alla Salute, Raffaele Piemontese, e il presidente Michele Emiliano. Un’iniziativa che ha scatenato un putiferio. Seguiva una nota del capo di gabinetto Giuseppe Catalano che informava tutti che la riunione del 7 era stata rinviata, ma non annullata: si terrà il 19 alla presenza del Presidente della Regione, Michele Emiliano, dei due assessori e dei dirigenti.
Nella lettera di convocazione Amati dice che «il ripiano dei deficit sanitari, da effettuarsi con risorse del bilancio autonomo regionale, rappresenta un’evenienza di particolare criticità nella limitatezza delle risorse disponibili» e l’unica possibilità di coprire il deficit (300 milioni?) sarebbe «la denegata attivazione della leva fiscale».Se anche il 2025 confermasse il trend del 2024, la Regione sarebbe costretta ad aumentare le addizionali Irpef: cosa che in Puglia non accade da vent’anni.
Sempre sulla Gazzetta del Mezzogiorno dell’8 febbraio interviene l’assessore alla salute, Raffaele Piemontese, dice: «Stiamo parlando di dati di preconsuntivo, non ancora chiuso. A me la situazione non pare molto differente dagli anni precedenti. Dobbiamo attendere il consuntivo e la definizione di partite nazionale a partire da quella sul payback. Ma il nostro compito è pensare ai malati». Gli allarmi, fa intendere Piemontese, (uno dei quali lanciato dal collega del Bilancio, Fabiano Amati) sono infondati: la Puglia non avrà nuove tasse, né rischia il commissariamento.
Rispetto al tema della spesa farmaceutica, continua Piemontese, la Puglia rispetta i tetti sulla convenzionata. Sugli acquisti diretti siamo settimi in Italia per sforamento. Ma posto che c’è stata una flessione, nel momento in cui tutte le Regioni superano il tetto sulla spesa dei medicinali per curare i ricoverati, è evidente che sono i parametri a dover essere rivisti. Noi dobbiamo garantire le migliori cure e anche i farmaci innovativi. Non sono tra quelli che pensano di dover mettere pressione ai manager sperando che il numeretto scenda. Se ci sono farmaci di ultima generazione devono essere usati anche in Puglia, altrimenti i pazienti andranno a curarsi fuori e a noi costerà ancora di più. Dobbiamo garantire – conclude Piemontese – i farmaci ai malati, e dobbiamo lavorare per la riduzione delle liste d’attesa. Il nostro compito è dare risposte ai cittadini».
Piemontese ha escluso l’incidente diplomatico, spiegando di non aver mosso foglia. Una lite in questa fase, in un momento in cui la maggioranza è in agitazione perché pensa alle candidature per le prossime elezioni regionali, non conviene a nessuno.
N.d.R.:
Un ragionamento, quello dell’assessore Piemontese, che ci sembra logico, razionale e … umano. Quest’ultimo aspetto ci sembra importante perché è sempre più evidente che lo scopo delle varie ASL in Italia non è la cura dei pazienti ma far quadrare i bilanci, del resto dal 1992 sono aziende e come tali sono stati introdotti nel settore sanitario logiche delle imprese private. I tetti sono appositamente sottostimati rispetto ai fabbisogni e la spesa per gli acquisti diretti dei farmaci, rispetto alla convenzionata, è destinata sempre ad aumentare semplicemente perché con la diretta i farmaci, per legge, costano meno, almeno il 50% in meno, ma poi con le gare al ribasso si arriva a molto meno. Inoltre lo sfondamento del tetto è finanziato per il 50% dalle stesse aziende farmaceutiche e dei dispositivi con il cosiddetto payback, una mostruosità in un sistema economico occidentale, che per i bilanci della sanità è (sulla carta) una fonte di ricavo.