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Progressi verso un vaccino antinfluenzale universale

Due gruppi di ricerca indipendenti hanno ottenuto dei vaccini che, sperimentati su topi e furetti, sembrano offrire una immunizzazione a molti ceppi virali. Il risultato è stato ottenuto usando come bersaglio la parte della proteina che permette ai virus influenzali di agganciare e invadere le cellule invece del sito di legame, come i vaccini attualmente in commercio.

25 agosto 2015 – Le Scienze

La creazione di un vaccino antinfluenzale generale, capace di impedire l’infezione dei più diversi tipi di virus, potrebbe essere più vicina grazie ai risultati di due studi indipendenti condotti da un gruppo dei National Institutes of Health, a  Bethesda, che firma un articolo su “Nature Medicine”, e da ricercatori del Scripps Research Institute e dello Janssen Center of Excellence for Immunoprophylaxis, che pubblicano il loro studio su “Science”.

Progressi verso un vaccino antinfluenzale universale

I vaccini antinfluenzali  in genere mirano a sviluppare anticorpi contro una proteina chiave del virus, l’emoagglutinina (HA), che permette al virus di agganciarsi alle cellule dell’ospite. In particolare, l’obiettivo dei vaccini finora messi a punto è la parte della proteina, detta testa, che costituisce il sito di legame con la cellula. La testa della HA muta però frequentemente, creando numerosi nuovi ceppi, e questa è la ragione per cui ogni anno il vaccino antinfluenzale deve essere aggiornato.

I due gruppi di ricerca hanno invece puntato al cosiddetto “gambo” di HA, ossia la parte della proteina che serve da sostegno alla testa e che muta molto di meno.

Nello studio pubblicato su “Nature Medicine”, Gary Nabel, Barney Graham e colleghi hanno creato un vaccino a nanoparticelle che si lega a una particolare parte della emoagglutinina soggetta a minime mutazioni. I vaccini a nanoparticelle sono costituiti da un’impalcatura in grado di legarsi al virus, che alla sua estremità opposta porta un frammento di una proteina batterica che il sistema immunitario dell’ospite è in grado di riconoscere facilmente, così da scatenare la risposta difensiva dell’organismo.

Il vaccino così ottenuto è stato sperimentato iniettandolo a topi e furetti poi infettati con una dose letale del virus  H5N1, responsabile della cosiddetta influenza aviaria. La maggioranza degli animali è sopravvissuta, così come è sopravvissuta la maggioranza dei topi infettati con una dose letale di H5N1 a cui erano stati somministrati anticorpi ricavati da topi precedentemente immunizzati.

Il secondo gruppo di ricerca, diretto da Antonietta Impagliazzo, è invece partito dalla ricostruzione della struttura del gambo della HA del ceppo virale H1N1, responsabile dell’influenza suina. La struttura è stata poi leggermente modificata in modo da rendere più facile il legame con gli anticorpi del sistema immunitario. A partire da questo gambo modificato, Impagliazzo e colleghi sono riusciti a produrre un vaccino che, testato sui topi, li ha completamente protetti dall’infezione  di entrambi i ceppi influenzali  H1N1 e H5N1. I test sulle scimmie con dosi non letali di virus ha mostrato che anche in questi animali si aveva una forte risposta immunitaria al ceppo H1N1, con una notevole riduzione dei sintomi rispetto agli esemplari non vaccinati.

Redazione Fedaisf

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