Processo Menarini, Rossi: “Non li ho mai favoriti”
Redazione Fedaiisf
La deposizione del presidente della Regione, che ha raccontato i suoi incontri con il patron Alberto Aleotti. “Io ho sempre lavorato per tutelare i nuovi brevetti. Ma l’azienda fiorentina non ne aveva, faceva solo co marketing”
“Non può diventare un delitto incontrare il presidente di una grande impresa”. Così Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana ed ex assessore regionale alla sanità dal 2000 al 2010, ha rievocato i suoi incontri con il defunto Alberto Aleotti, patron della Menarini Farmaceutici, al processo sui colossali profitti che Aleotti aveva accumulato acquistando i principi attivi dei medicinali tramite società appositamente costituite all’estero a prezzi più bassi di quelli risultanti dalla contabilità del gruppo. Aleotti, che aveva fondato il successo della sua azienda sul co-marketing, cioè sulla commercializzazione in Italia delle specialità prodotte e brevettate dalle grandi multinazionali straniere, difendeva a spada tratta (“freneticamente”, secondo la procura e il Nas carabinieri) i farmaci tutelati da brevetto contro le Regioni che promuovevano invece i generici, cioè i farmaci riprodotti con lo stesso principio attivo una volta scaduto il brevetto, con enorme risparmio per il servizio sanitario nazionale che deve rimborsarli. La Toscana – ha dichiarato Rossi – è stata la capofila nella battaglia per i generici, perché per prima, all’inizio degli anni Duemila, ha favorito la prescrizione di quel tipo di farmaci (per esempio, al posto dell’Aulin tutti i generici a base del principio attivo Nimesulide), stabilendo delle soglie di prescrizione oltre le quali i medici devono giustificare, in base alle esigenze del paziente, la ragione per la quale prescrivono il farmaco brevettato (e più costoso). Tuttavia – ha sostenuto il presidente – la Toscana non è mai stata contraria al brevetto, perché le industrie farmaceutiche che investono molto in ricerca, “come la Eli Lilly e la Novartis, hanno il diritto di sapere che per 10 anni il brevetto è tutelato”. In caso contrario “l’industria farmaceutica lascerebbe l’Italia”. Per questo Rossi si è dichiarato contrario alla iniziativa a suo tempo presa dalla Regione Puglia di rimborsare solo il principio attivo al prezzo più basso, scardinando in tal modo la tutela del brevetto. “Non sono mai stato d’accordo con Vendola”, ha detto: “Non condivido il Socialismo della povertà”.
Nel 2008, dunque, Aleotti andò a trovarlo per convincerlo a tutelare i farmaci brevettati. “Come capitava sempre, fece un monologo lunghissimo, una filippica contro la politica della Regione e dello Stato. Io lo ascoltai attentamente, come è mio dovere, perché la Menarini è una azienda importantissima. Fermo restando il conflitto sul piano dei normali rapporti fra compratore e venditore – sul quale non sono mai stato disposto a cedimenti e che noi Regione abbiamo sempre vinto perché i ricorsi della Menarini contro le nostre delibere sono sempre stati respinti – io ero disposto a sostenere le ragioni di Menarini come industria. Bisognava trovare un punto di equilibrio”. Aleotti voleva far passare un emendamento (l'”emendamento Menarini”) che impedisse alle Regioni di approvare delibere che limitassero la prescrizione dei farmaci brevettati. Alcuni carteggi sembrano dimostrare un cedimento della Regione Toscana in tal senso, ma su una di queste lettere Rossi scrisse di suo pugno: “Sospendere”. “Avremmo contraddetto le nostre politiche”.
D’altra parte – ha insistito Rossi – il contenimento della spesa sanitaria non deve penalizzare i nuovi brevetti, “che devono essere introdotti rapidamente e pagati profumatamente”, perché è interesse anche dei malati avere farmaci nuovi e più efficaci. “L’Italia – ha detto il presidente – non deve essere il Paese dei pouf dove si nascondono i soldi (alludendo al poggiapiedi colmo di lingotti d’oro in casa dell’ex direttore generale del servizio farmaceutico nazionale Duilio Poggiolini, corrotto da innumerevoli imprenditori, fra cui Aleotti – ndr) ma un Paese che attrae l’industria farmaceutica, tutelando i nuovi brevetti”.
“Menarini – ha osservato – sembrava non avere prodotti nuovi, brevetti nuovi, ma solo quelli avuti in co-marketing”. Forse per questo Aleotti era tanto allarmato per la politica di favore verso i generici. In ogni caso – ha detto Rossi – “l’ascolto delle sue ragioni fu utile, perché ci consentì di denunciare gli extrasconti praticati dai produttori di generici verso i farmacisti: grazie all’inchiesta a livello nazionale che ne scaturì, il servizio sanitario nazionale ha risparmiato 800 milioni l’anno”. “Qualcosa per la sanità credo di averla fatta”, ha concluso Rossi, sorridendo, all’uscita dall’aula.