Evasione fiscale, riciclaggio e corruzione. Queste le accuse rivolte dalla Procura di Firenze ai vertici dell’azienda farmaceutica che chiede pene fino a nove anni e mezzo di reclusione.
Le pene più alte chieste dai pm Luca Turco ed Ettore Squillace Greco sono per i figli del patron della Menarini, Alberto Aleotti, morto nel 2014: nove anni e mezzo per Lucia Aleotti e otto anni per Giovanni Aleotti. Per i loro collaboratori, Giovanni Cresci e Lucia Proietti, sono stati chiesti sei anni e otto mesi di reclusione. Un anno è stato chiesto per l’altro collaboratore, Sandro Casini. Per la moglie di Alberto Aleotti, Massimiliana Landini, la richiesta è di due anni di reclusione.
Nell’ottobre scorso i depositarono i documenti relativi al conto di 476 milioni di euro di cui nel 2008 erano titolari presso la Banca Lgt del Principato del Liechtenstein il patriarca Alberto, sua moglie e i figli Lucia. Conto venuto alla luce quando un ex funzionario della Lgt, Heinrich Kieber, aveva venduto ai servizi segreti tedeschi, per 5 milioni di euro, la lista di 3.929 conti riservati di fondazioni e di 5.828 persone fisiche. Il conto segreto in Liechtenstein è all’origine dell’inchiesta sul riciclaggio dei presunti fondi neri Menarini. In un primo momento al processo la documentazione era stata esclusa dal tribunale. I pm hanno poi chiesto la rogatoria e il Ministero ha provveduto a renderli utilizzabili.