Nella comunicazione inviata dal Garante ai medici si sottolinea come sia sufficiente che le ricette «siano lasciate presso le farmacie e gli studi medici per il ritiro dalla parte dei pazienti, purché siano messe in busta chiusa».
Sabato, 15 Novembre 2014 – Doctor33
Contrordine del garante della privacy: è consentito lasciare le ricette affastellate nella sala d’attesa dei medici di famiglia o presso le farmacie senza dovergliele consegnare di persona. È quanto emerge da una comunicazione inviata dal Garante ai medici nella quale si sottolinea come sia sufficiente che «siano lasciate presso le farmacie e gli studi medici per il ritiro dalla parte dei pazienti, purché siano messe in busta chiusa».
Lasciarle, invece, incustodite «in vaschette poste sui banconi delle farmacie o sulle scrivanie degli studi medici, viola la privacy dei pazienti». Un clamoroso passo indietro rispetto alla presa di posizione dei mesi scorsi che aveva portato la Guardia di Finanza a intensificare i controlli sulle strutture sanitarie per verificare il rispetto delle regole sulla riservatezza, con molte sanzioni registrate tra i Medici di famiglia.
La nuova linea lascia perplesso l’avvocato Paola Ferrari, da anni attiva nella difesa dei Medici di famiglia che aveva sottolineato a DoctorNews come «l’articolo 31 del Codice chieda di proteggere i dati sensibili da perdite e accessi non autorizzati» e anche che «mettere in condizione chicchessia di prendere una busta non sua, anche solo per distrazione. È una violazione». E adesso?
«Dopo che nella sua relazione annuale il Garante bacchettò i medici informando, come fece in più occasioni, “di essere anche intervenuto in merito alle modalità di custodia delle prescrizioni mediche da parte di alcuni pediatri in attesa del loro ritiro da parte dei genitori. Nei casi esaminati le prescrizioni venivano collocate in contenitori non custoditi o affisse nelle bacheche situate nella sala di attesa dello studio medico”. Ora a sorpresa il passo indietro.
«Il Garante» sottolinea Ferrari «ha precisato che le procedure, in vigore già da tempo, consentono ai medici di lasciare ai pazienti ricette e certificati presso le sale d’attesa dei propri studi o presso le farmacie, senza doverglieli necessariamente consegnare di persona». E si profilano problemi deontologici. «L’Ordine dei farmacisti, per esempio» conferma l’avvocato «dovrà chiarire per evitare di sconfinare nell’art.15 del codice deontologico che vieta l’accaparramento delle ricette».
Marco Malagutti