«Le case farmaceutiche tengono troppo alto il costo del farmaco salvavita che sconfigge l’epatite C e la Regione Toscana ha messo a gara il farmaco per garantire, a prezzi più bassi, l’accesso a una popolazione più ampia rispetto a quella prevista dal piano nazionale Aifa».
Lo ha sottolineato in un post sul suo profilo Facebook dopo l’audizione in Commissione Sanità al Senato sui nuovi farmaci contro l’epatite C e l’obiettivo dell’eradicazione. «Noi ci avvarremo di quel piano, ma vogliamo fare di più, perché eradicare nel più breve tempo possibile la malattia è guadagno di salute e risparmio per il Sistema sanitario nazionale», afferma invitando le altre Regioni a fare altrettanto: «L’Aifa non ha tra le sue funzioni quella di proteggere prezzi e assetti di mercato impedendo la possibilità di ulteriori sconti su ulteriori forniture. Pertanto io invito anche le altre Regioni a seguire l’esempio della Toscana. In gioco ci sono valori fondamentali e la salute dei nostri concittadini».
Obiettivo della Regione è «curare tutti i 26.000 malati di epatite C toscani nel più breve tempo possibile. L’Aifa, che fissa e contratta il prezzo massimo di rimborso a carico del Ssn, ha già fatto questo per tutta Italia e per la Toscana, cui spettano 3.500 pazienti da trattare entro un anno e mezzo. Malati a cui le nostre strutture somministreranno il farmaco ai prezzi trattati dall’Agenzia nazionale».
Ma le considerazioni di Rossi vanno oltre. «Vogliamo fare di più e somministrare il farmaco ad una popolazione ben più ampia. Le Regioni hanno tutto il diritto di poter negoziare ulteriori sconti, ottenere un prezzo più basso e garantire così un maggiore accesso a queste cure essenziali. Cosa deve fare la Sanità pubblica se non garantire farmaci salvavita a chi ne ha bisogno? Il monopolio può quindi essere rotto mettendo in competizione più imprese. Impedire questo processo ha, a mio parere, implicazioni etiche e penali».