Dopo l’attacco del Codacons contro le prescrizioni di farmaci ‘griffati’, l’Ordine dei Medici di Udine si schiera al fianco del Federazione nazionale. E chiede un incontro chiarificatore al Ministro della Salute
La scelta del Governo Monti di rivoluzionare le prescrizioni di farmaci – obbligando il medico a indicare sulla ricetta la denominazione del principio attivo del medicinale e, solo in alcuni casi specifici, il nome del farmaco e la sua eventuale non sostituibilità con un generico – continua a suscitare polemiche. Spaccando in due il Paese tra chi è favorevole alla diffusione delle medicine non ‘griffate’ e chi, invece, teme di non potersi più avvalere dei rimedi ‘firmati’ in uso da tempo o, semplicemente, di essere libero di scegliere come curarsi. Diverse associazioni a tutela dei consumatori e, in particolare, il Codacons, si sono mobilitate invitando “i pazienti che trovano un medico che si ostina a indicare sulla ricetta il farmaco griffato a denunciarlo anche anonimamente. L’associazione chiederà alla Guardia di Finanza di verificare se dietro tale ostinazione vi sia un interesse economico”.
Una dichiarazione che ha visto l’immediata replica della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo), al fianco della quale si schiera anche l’Ordine di Udine. “Il Codacons pensi a difendere i consumatori, non a denunciare i medici. La reazione dei rappresentanti dei consumatori rappresenta l’evidenza di come la nuova normativa sui farmaci, in assenza di interpretazioni condivise tra medici e istituzioni, incrini il rapporto di fiducia verso le scelte dei professionisti da parte dei cittadini, con rischi ulteriori di medicina difensiva o di resistenza all’innovazione”, fa sapere l’ordine friulano.
“La Federazione ha già espresso nei giorni scorsi in una lettera al Ministro della Salute Balduzzi la sua posizione sulle nuove norme che regolamentano la prescrizione farmaceutica, evidenziandone le criticità e chiedendo l’apertura urgente di un tavolo, che, con la partecipazione di tutti i soggetti interessati, lavori sulla proposta di una ridefinizione di tutta la normativa, salvaguardando in primo luogo la salute dei cittadini. Va in ogni caso segnalato come la recente circolare ministeriale interpretativa della nuova legge non abbia consentito, alla prova dei fatti, la messa a regime di un sistema confuso e di difficile applicazione”, continuano i medici.