Il Governo Monti e il ministro della Salute hanno deluso. Ma il problema non è degli uomini ma del “riformismo che non c’è”. E per il prossimo Esecutivo non basterà un uomo solo al comando, anche se preparatissimo. Serve un concorso serio di idee e progetti al quale lavori una “commissione intelligente”. Gli altri articoli dello speciale "Verso le elezioni: Cozza (Cgil Medici); Mele (Fimp); Testa (Snami); Cassi (Cimo); Gigli (Fesmed); Mandelli (Fofi).
08 GEN – Mesi fa, con una espressione che ad alcuni sembrò irriguardosa, definii il ministro Balduzzi, “il riformista che non c’è”. Niente di personale era un giudizio sintetico vi assicuro ben ponderato che non riguardava tanto il personaggio ma una logica di potere di cui egli era semplicemente l’espressione. Tale logica è convinta che “governo e controllo del mondo” sia la stessa cosa per cui basta mettere nei posti chiave semplicemente degli “uomini sicuri” ed è fatta . Oggi i giudizi critici sull’operato di Balduzzi sembrano unanimi. Le critiche riguardano i provvedimenti fatti male o millantati come se un “riformista” avesse fatto male il suo lavoro.
Ma se “il riformista non c’è” cosa ci si può aspettare? Lo ribadisco ancora una volta: le conseguenze di Balduzzi altro non sono che le conseguenze del riformista che non c’è. Appena nominato ministro, la sera successiva, Balduzzi fu intervistato da Lilli Gruber a “Otto e mezzo” su la 7, ricordo che fui così colpito dalla scollatura tra le sue parole e la realtà sanitaria, che ”con spirito di servizio”, scrissi dei suggerimenti, &ldq