Nei giorni scorsi è stato presentato da Cittadinanzattiva il XXI rapporto Pit [n.d.r.: Progetto integrato di Tutela] Salute. Le informazioni presentate in questo Rapporto fanno riferimento all’analisi di 20.163 contatti gestiti dal PiT Salute della sede nazionale, dalle sedi del Tribunale per i diritti del malato presenti sul territorio nazionale e dai servizi PiT Salute locali. Il periodo preso in considerazione va dal 1° gennaio 2017 al 31 dicembre 2017.
Sempre di più le segnalazioni di cittadini che denunciano di non poter accedere ai servizi sanitari: nel 2017 si tratta di oltre un cittadino su tre (37,3%, il 6% in più rispetto all’anno precedente) fra quelli che si sono rivolti a Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato. Le liste di attesa, soprattutto per esami diagnostici come mammografie, risonanze e tac, e i costi a carico dei cittadini, in particolar modo per ticket, farmaci e prestazioni in intramoenia, restano le note dolenti per curarsi nel nostro Paese.
Il costo di un farmaco, per un paziente che fronteggia più patologie in quanto croniche, è una spesa fissa e consistente (che si va a sommare a quelle già vincolanti della vita quotidiana) che i cittadini sentono come normalmente collegata al soggetto che effettua la diagnosi e si occupa dei controlli, cioè il servizio pubblico, ma non è un caso né una falsità il fatto che proprio questi pazienti trovino maggiori – spesso insormontabili – difficoltà, perché il meccanismo delle esenzioni non prende in considerazione la globalità della situazione economica del soggetto. Il discorso si applica anche a quella parte di popolazione economicamente più debole e che gode, ad esempio, di esenzioni parziali per motivi di reddito, disoccupazione o inoccupazione.
Il dato generale restituisce una diminuzione del numero di contatti relativi a problemi nell’ambito dell’accesso alle cure farmacologiche: si tratta del 3,4% del totale delle segnalazioni del 2017, a confronto con il 4,2% del 2016. In conformità con la passata rilevazione annuale del Rapporto PiT Salute, permangono problemi nell’accesso ai farmaci innovativi per l’Epatite C in misura del 30,4% sul totale; il dato è comunque in sensibile diminuzione, visto che nel 2016 era pari al 44,4% delle segnalazioni.
Aumentano le segnalazioni per i farmaci non disponibili, dal 24,2% al 28,2%, così come quelle riguardanti la spesa per i farmaci affrontata dai cittadini, dal 18,3% al 20,4% e quelle necessarie all’acquisto dei farmaci con nota (dal 4,6% al 6,4%). Difficoltà per l’accesso ai farmaci in piano terapeutico, in aumento dal 2,6% al5,4%, e per i farmaci off-label (dal 3,3% al 4,6%). Al 4,6% aumentano anche le segnal azioni di accesso ai farmaci in sperimentazione, che nel 2016 facevano registrare una percentuale pari al 2,6% del totale.
Le classi di farmaci interessati nelle segnalazioni sono quelli di classe A per cui il cittadino dovrebbe essere esente (il dato cala dal 48,5% del 2016 al 42,3% del 2017), di classe H dispensati dagli ospedali e sotto controllo medico (in aumento dal 27,3% al 34,6%) e di classe C a completo carico del cittadino (dal 24,2% al 23,1%).
Le aree cliniche più interessate dai problemi nell’accesso ai farmaci sono Epatologia (28,2%), Oncologia (10,7%), Oculistica (10,6%) e Neurologia (9,8%).
“Le disuguaglianze che attraversano il Ssn devono essere contrastate” ha detto Aceti (Cittadinanzattiva) concludendo la presentazione, “Invece, purtroppo, le proposte di autonomia differenziata avanzate da alcune Regioni, e che ora si trovano sul tavolo del Governo, vanno nella direzione esattamente opposta e rischiano, a quarant’anni dall’istituzione del Ssn, di mandare in soffitta i suoi principi fondanti come quelli della solidarietà e dell’equità.”