Novità in via Solferino? Nuovi arrivi nell’azionariato? Altri soci alla corte di Urbano Cairo? Non se ne è sentito parlare, però qualche segnale c’è.
La Voce delle Voci – 1 aprile 2019 – di Andrea Cinquegrani
Guardate l’ultimo numero de L’Economia, il settimanale del lunedì e supplemento del Corsera. A tutta pagina, in prima, il sorriso smagliante di Lucia Aleotti, la premier femme del Belpaese in sella al gruppo farmaceutico Menarini, che nelle hit sorpassa l’altra donna da novanta tutta pillole & lustrini, Diana Bracco, la star all’Expo di Beppe Sala.
La bionda Lucia campeggia in ben due articoli base dell’Economia. Un’intervista a cuore aperto rilasciata a Maria Silvia Sacchi e la speciale classifica delle più ricche dinasty di casa nostra, firmato dalla stessa Sacchi e da Giulia Cimpanelli.
Un verto trionfo per la famiglia toscana, che da anni troneggia nel ricchissimo settore farmaceutico.
Partiamo dall’imperdibile intervista tutta al femminile.
Così esordisce Lady L.: “Le caratteristiche della farmaceutica sono intrinsecamente quelle della società, che vuole industrie pulite, con un’occupazione di livello elevato e con un tasso di occupazione femminile alto. Solo in Menarini abbiamo più del 90 per cento di diplomati e laureati e quasi il 50 per cento di donne. E’ davvero un settore moderno”.
Continua la super manager: “Oggi come Menarini vorremmo continuare a far crescere gli stabilimenti europei, nove, di cui quattro in Italia, e in particolare quelli italiani. Se sentiamo l’Italia come un Paese stabile, si prende il coraggio di fare investimenti. Ci sono molti Paesi che applicano formidabili politiche di attrazione dedicate al farmaceutico, in Europa e non solo in Europa, ma se riusciamo in Italia siamo più felici”.
Il finale da libro Cuore: “Il merito va in primo luogo ai genitori, alla loro intelligenza di far crescere un figlio favorendo le sue capacità naturali, ciascuno coi propri talenti, senza creare contrapposizioni. Si cresce andando d’accordo, ammirando l’uno con l’altro i propri punti di forza e compensando i punti di debolezza. E’ l’elemento che fa la differenza tra le aziende che si rompono e quelle che proseguono con armonia. L’unità della famiglia è il punto fondamentale”.
Due cuori e un grattacielo.
BUSINESS IN FESTIVAL
Il secondo articolo fa riferimento ad una speciale classifica stilata sulle dinasty eccellenti dal “Family Business Festival”, che si celebra a Brescia (è alla sua seconda edizione), organizzato guarda caso dal “Corriere della Sera” e da “Economia” dal 4 al 6 aprile: special guest il premier Giuseppe Conte che verrà intervistato dal direttore del quotidiano di via Solferino Luciano Fontana.
Sorge spontanea una domanda. Mentre nei precedenti, ricorrenti articoli di Economia (ogni cambio di stagione) sulle mirabolanti imprese della Aleotti dinasty, veniva fatto un rapidissimo cenno alle disavventure giudiziarie, stavolta no: tutto rose e fiori.
Potrà mai ricomporsi quella ferita, nonostante la sutura dell’Appello?
Riuscirà la Cassazione a ripristinare l’onore ferito e, soprattutto, a spiegare l’incredibile ribaltone tra la prima e la seconda sentenza?
Se i Menarini non possono ancora ridere (nonostante le foto), lo stesso non può fare l’altra Lady in Pillole, Diana Bracco, già numero due di Assolombarda e reginetta all’Expo milanese, nonché impegnata fino al collo in attività umanitarie, benefiche e della più ampia solidarietà.
In primo grado è stata condannata dalla procura di Milano per evasione fiscale, visto che il suo commercialista soleva confondere tra i conti societari e quelli personali, scaricando spesso e volentieri le spese di ville e yacht nei conti nella holding di famiglia. Il secondo grado ha dato una limatina alla condanna.
E anche lei, ora, è in trepida attesa di news dal Palazzaccio di Roma.
Ma c’è un terzo personaggio che fa spesso e volentieri capolino nelle nostre inchieste. Un signor nessuno da noi che però all’estero, soprattutto negli Usa, va ormai per la maggiore. Si tratta di Stefano Pessina, del quale traccia un ottimo identikit il fresco reportage di Report sui business in pillole.
In Italia il suo nome da anni primeggia nelle classifiche dei Paperoni. Di tanto in tanto ne parla proprio l’Economia griffata Corsera, e soprattutto della compagna di vita e di affari, Ornella Barra, tra le first ladies degli States, esordi in una piccola farmacia di Lavagna, in Liguria.
Due cuori e una capanna, agli esordi, dal momento che anche lui, pescarese d’origine e napoletano d’adozione, ha cominciato insieme al padre con un piccolo deposito di medicinali alla periferia industriale di Napoli.
Poi l’improvviso, repentino decollo in compagnia di soci catanesi, gli Zappalà, con i quali rileva una società e da lì in poi comincia l’irresistibile ascesa. Che si traduce in acquisti a raffica di farmacie in tutta Italia, potendo disporre di inusitate liquidità, necessarie per far lievitare il business.
Da dove arrivavano quelle liquidità? Era l’interrogativa che circolava ad inizio anni ’90 negli ambienti sanitari. La rivista specializzata “Tema Farmacia” chiese lumi proprio a Pessina, il Mago in Pillole, il quale serafico rispose alle voci di capitali illeciti e protezioni di Farmindustria: “Balle. La ricetta è semplice, ho clienti seri e solidi che mi pagano subito. Quindi il circuito si alimenta da solo”. Semplice come bere un bicchier d’acqua.
Ora è una potenza mondiale: la sua piccola Alleanza Farmaceutica d’origine dopo un quarto di secolo s’è trasformata in una holding mondiale, con campagne acquisti in mezza Europa e sotto i vessilli di Walgreen Boots Alliance, nata dalla fusione con i colossi britannici e statunitensi, Boots e Walgreen.
Quando il Vesuvio si mette di impegno ed erutta i veri geni della finanza mondiale!