E per lei l’articolo 18 sarebbe un “totem”… (N.d.R.)

Gli investitori stranieri, che comunque in Italia ci sono (vedi la farmaceutica dove l’80% è in mano a gruppi esteri, primo settore produttivo ed esportatore), non insistono con il “18″

15 ottobre 2014 – Corriere della Sera – Italians Blog di Beppe Severgnini

Caro Severgnini, leggo la risposta a “Renzi, Berlusconi e il regalo dell’articolo 18″ (http://bit.ly/1tqlWWB) di Maurizio Vailati. Ho l’impressione che lei non conosca la materia di cui (s)parla. Il sindacato ignora milioni di precari in favore dei propri iscritti? Il sindacato italiano, a differenza di quello inglese ed americano, non è un “sindacato di mestiere” e tutela perciò attraverso i contratti, iscritti e non iscritti. Fra i suoi iscritti ci sono anche i c.d. “precari”, organizzati in specifiche federazioni di categoria. Si iscrivono in una percentuale ancora bassa perchè temono di essere licenziati di punto in bianco. Il “18″ dello Statuto è un totem? Lo sa quante persone vengono licenziate nelle aziende piccole ma con personale sopra i 50 dipendenti per futili motivi o spesso anche senza reali motivazioni, costrette poi a “patteggiare” il rientro in fabbrica con la monetizzazione perchè non possono sopportare senza stipendio le lungaggini della giustizia? Altro che resa dei superprotetti come blaterate voi nei giornali!!! La legge Fornero aveva già modificato l’impianto originale della legge 300/70 permettendo il licenziamento per motivi economici senza reintegro e, per certi versi, anche per motivi disciplinari. Ma i motivi devono essere provati dal datore di lavoro, altrimenti il licenziamento è nullo, o lei pensa che si possa licenziare una persona senza motivo e per un fatto inesistente? Se il licenziamento è nullo per insussistenza di motivazioni, perchè non dovrebbe esserci il reintegro?? Condanniamo una persona al licenziamento senza motivo o per false cause? Difendere un sacrosanto principio di civiltà giuridica lei lo chiama “totem”?? Gli investitori stranieri, che comunque in Italia ci sono (vedi la farmaceutica dove l’80% è in mano a gruppi esteri, primo settore produttivo ed esportatore), non insistono in Italia non per il “18″ dello Statuto, ma per l’inefficienza della giustizia e della pubblica amministrazione, per la cattiva politica, per uno Stato che non paga 37 miliardi ai fornitori.

Silvano Veronesesilvano.veronese@gmail.com

N.d.R.: informiamo il Sig. Severgnini ed il Sig. Veronese, che gli scrive, che l’art. 18 non è mai stato un problema per le aziende farmaceutiche. Infatti hanno sempre licenziato quando e come volevano, collettivamente e singolarmente. L’unico problema, per i singoli, potrebbe essere la “fatica” di trovare un metodo di “convincimento” efficace (ma lo trovano quasi sempre). Senza l’art. 18 potrebbero evitare anche questa fatica, anche se ormai viene aggirata al momento dell’assunzione con contratti d’agenzia, false partite IVA o altra tipologia di contratto precario. Tanto nessuno controlla se questi contratti sono per le vendite, vietate dalla legge per gli Informatori. Basti pensare l’assurdo che i sindacati hanno accettato, contro la legge, di inserire nel contratto nazionale che gli ISF possono essere assunti come “piazzisti”!

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