Pediatri arrestati, gli agenti di commercio: «C’è chi ti costringe a far regali per lavorare». Intervista a Fedaiisf Toscana

I rappresentanti escono allo scoperto e raccontano: «A volte per battere la concorrenza il venditore deve sottostare alle richieste”. Parlano di «sottobosco» Stefano Benci, 49 anni e (20 di carriera, Segr. Sez. Fedaiisf Firenze), Vittorio Corti (57 anni e 26 di lavoro nel settore, Presidente Sez. Fedaiisf) e Giacomo Navarra (57 anni, 30 di lavoro).

di Corrado Benzio

25 novembre 2014 – IL TIRRENO LIVORNO

FIRENZE. Esiste il sottobosco della prescrizione «assistita», ovvero del rappresentante che unge il medico. Ma non manca neppure «il medico squalo» che costringe quasi il venditore ad elargire regalie varie.

Parlano di «sottobosco» Stefano Benci, 49 anni e (20 di carriera, Segr. Sez. Fedaiisf Firenze), Vittorio Corti (57 anni e 26 di lavoro nel settore, Presidente Sez. Fedaiisf) e Giacomo Navarra (57 anni, 30 di lavoro). Il «medico squalo» è una figura descritta da Massimo Viti, 50 anni, rappresentante della Mellin nella farmacie di mezza Toscana. Gente che ha deciso di metterci la faccia, il nome (e una fedina immacolata) per raccontare cosa nasconde il doppio scandalo che sconvolge la sanità toscana. Prima le accuse ai cardiologi per l’acquisto di pacemaker e stent e poi la “retata” dei 12 pediatri perché spingevano – è l’accusa – sul latte artificiale.

«Io sono un agente di commercio – racconta Viti che opera su Firenze, Prato, Pistoia – per Mellin seguo le farmacie. La mia provvigione è del 2%. Può sembrare poco, ma bisogna guardare al fatturato. Io seguo tutte le farmacie, dalle grandi alle piccole. Dico senza problemi che porto i farmacisti a pranzo e scarico le fatture nelle spese di rappresentanza. Io opero in modo corretto e la mia battaglia è solo commerciale. Sui prezzi, su un espositore più visibile, etc».

E i colleghi finiti nei guai? «La Mellin non ha mai spinto sull’allattamento artificiale. Se poi qualche collega si sente in guerra con i concorrenti, se viene buttato fuori da un pediatra e pensa di riconquistarlo in qualche modo…. Se si trova di fronte un medico squalo, può comportarsi come lui».

Stefano Benci è operatore della Roche, uno dei colossi del Big Pharma, una multinazionale svizzera. E’ anche sindacalista della categoria. «Intanto distinguiamo i ruoli – premette – noi siamo informatori del farmaco, assunti dall’azienda con il contratto dei chimici. Abbiamo incentivi, ma alla fine lo stipendio è comunque quello. Gli agenti di commercio vivono, invece di provvigioni. Che viaggiano sul 5%, ma in realtà variano a seconda del fatturato».

Lafamiglia Bonaccini, i tre arrestati (padre e due figli) dalla Procura di Firenze per “Cuore d’oro”, ad un certo punto parla di una provvigione da 3-400mila euro per un appalto di stent cardiaci. «Allora spieghiamo – aggiunge Vittorio Corti – come funziona la sanità italiana. Il 50% delle spese va in farmaci, l’altro 50% in presidi e diagnostica. Sui farmaci i capitolati d’appalto sono molto stretti».

Sui presidi sembra di no. «Esiste ancora una maggiore discrezionalità – conferma Benci – che la Regione, almeno in Toscana, sta cercando di sanare. La nostra battaglia parlo di farmaci quando si va agli appalti è sulla qualità del prodotto e sul prezzo».

Ed è una battaglia senza esclusioni di colpi (leciti). Benci mostra un prodotto della Roche. È un antitumorale usato nel carcinoma della mammella. L’Herceptin Sc è un farmaco da chemioterapia. Prezzo ufficiale, Iva compresa, è 2.871 euro e 68 centesimi per una seduta. Ma alle Asl viene offerto alle gare a 1.583 euro e 39. Meno della metà. «Guardi che i prezzi dei farmaci in Italia – sottolinea Benci – sono più bassi che all’estero. In più sono due anni che lo Stato taglia il budget sanità…»

Ma le vostre aziende come aiutano le vendite? Vi danno soldi per la promozione, omaggi per i medici. Corti tira fiori una penna. «Questi sono gli omaggi che possiamo fare. Poi ci sono i convegni. E qui va fatta chiarezza. I convegni prima vengono autorizzati dal Ministero. Una volta valutata la validità, le aziende possono invitare i medici. Dal prossimo anno i grandi gruppo metteranno in rete tutti i contributi dati ai sanitari per partecipare ai convegni. Garantendo una maggiore trasparenza».

Se è tutto così chiaro, perché esplodono questi scandali? In certi momenti è quasi una pochade. Con quello che vuole l’impermeabile è l’altro il Pata Negra spagnolo. Benci è lapidario. «Resiste un sottobosco, legato anche a prodotti come gli integratori e i farmaci di basso livello. Ed è lì che si agisce in modo scorretto. Per noi è diverso. Il codice etico delle nostre case farmaceutiche di fronte a casi solo dubbi prevede il richiamo e poi il licenziamento».

Ma i fratelli Bonaccini lavoravano per la Sorin, azienda che ha un nome in Italia. «Infatti nelle intercettazioni si allarmano quando un medico chiede volo e hotel per tutta la famiglia a Parigi inviando una mail direttamente alla Sorin e non a loro. Ma chi lavora in proprio, come nel caso dei Bonaccini che sono agenti di commercio, può fare quello che vuole. Nel senso che possono proporre viaggi o quant’altro».

Viti, l’uomo della Mellin spiega: «Quando porto a pranzo un farmacista spendo 60 euro in due, prendo la fattura e la porto in detrazione. Con questo mestiere non si diventa ricchi». Di sicuro si rischia. La Procura di Massa ha aperto un’inchiesta tre anni fa perché ha scoperto che gli ortopedici si portavano in sala operatoria i venditori di protesi d’anca. Una notizia che fece scalpore. Ma che Stefano Benci ridimensiona. «Non c’è niente di strano. Anzi è utile avere in sala operatoria chi conosce bene quel prodotto. E ad operare non erano i rappresentanti».

Chiudiamo con la storia del Tantum verde, un collutorio. Quando venne tolto dal «prontuario» e finì fra i prodotti da banco permise ai rappresentanti grandi guadagni. «Cosa successe? Che le provvigioni – spiega Corti – furono tagliate dal 5 al 3,5%».

È il commercio, bellezza.

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Care/i Colleghe/i

segnaliamo l’articolo apparso oggi su “Il Tirreno” dove sono riprese le posizioni della nostra sezione espresse nella lettera che abbiamo inviato.

Vorremmo chiarire che ovviamente la nostra presa di posizione è volta:

1) tutelare la figura dell’informatore scientifico del farmaco che sono estranei alla vicenda

2) rivendicare la necessità di contratti di lavoro meno soggetti al binomio “vendite-stipendio”

Lungi da noi l’intenzione di nuocere ai colleghi che attualmente svolgono il loro lavoro sotto contratti “atipici” per il ruolo di informatori scientifico del farmaco (legge 219 del 2006) anzi, esattamente l’opposto, rivendicando anche per loro il diritto ad avere un contratto ed un inquadramento all’interno del contratto nazionale dei chimici.

Siamo comunque a disposizione per le considerazioni di chiunque di voi

Un caro saluto

Direttivo Aiisf sez. di Firenze & Prato

 

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