Niente investimenti, solo tagli, ancora una volta, su tutto: personale, strutture, farmaceutica e dispositivi medici. Ecco gli escamotage del governo per far quadrare i bilanci dello Stato
«La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività»: mai come ora è diventato difficile per il cittadino vedersi garantito questo diritto. L’accordo Stato-Regioni siglato nei giorni scorsi conferma non solo i tagli lineari di 2,4 miliardi di euro al finanziamento del Servizio Sanitario Pubblico per il 2015, ma annuncia anche un ulteriore taglio di 2,4 miliardi per il 2016, una delusione rispetto a quanto previsto dal Patto per la Salute e dall’ultima Legge di Stabilità.
Niente investimenti, solo tagli, ancora una volta, su tutto: personale, strutture, farmaceutica e dispositivi medici. Se l’obiettivo del provvedimento era stimolare la produttività, assistiamo invece a una manovra che riduce ancora di più i servizi per i cittadini. Come più volte dichiarato dal Ministro Lorenzin, il Sistema Sanitario è un comparto che ha già dato: non si capisce quindi la ratio di questo lento e sistematico smantellamento; si parla di tagli che, sommati a quelli degli ultimi anni, riducono drasticamente le risorse per garantire prestazioni ai cittadini e rinnovare i contratti ai lavoratori del settore.
L’accordo prevede misure vergognose, come quelle in base alle quali si possono tagliare le prestazioni specialistiche e riabilitative individuando quelle non necessarie secondo criteri, oggi ignoti, che verranno stabiliti dal Governo. Quelle non necessarie saranno a carico dell’assistito. Inoltre, i medici che prescriveranno prestazioni non necessarie potranno subire riduzioni allo stipendio. Per non parlare delle previsioni riguardo l’irrealistico tetto di spesa del 4,4% sui dispositivi medici, senza i quali una struttura non può garantire efficacemente le prestazioni sanitarie e che mette in ginocchio le aziende farmaceutiche costrette a disinvestire su innovazione e posti di lavoro.
Una menzione particolare merita il deleterio sistema dei payback che, oltre a violare le leggi della concorrenza, non porterà alcun beneficio nelle casse regionali. Costringerà invece le aziende ad accantonare nei propri bilanci appositi fondi per rischi e oneri, rinunciando perciò a circa un miliardo di euro nel triennio che porterà alla riduzione degli investimenti in ricerca, sviluppo e personale qualificato. Una policy che rischia di strozzare gli utenti, senza per giunta ricavare risorse né stimolare la crescita.
Questa intesa è un vero e proprio attacco alla salute a alla tenuta stessa della sanità pubblica. È inconcepibile che nel 2015, nel contesto economico nel quale viviamo, curarsi sia diventato un lusso per pochi. È di queste ore la notizia dell’indagine Istat da cui risulta che il 6,8% della popolazione, ossia ben 4 milioni di persone, vivono in condizioni di povertà assoluta Non possiamo permettere che un cittadino debba affrontare un viaggio per potere avere accesso a cure e farmaci: la formula del c.d. “turismo sanitario” è solo un eufemismo per indicare quello che è spesso, di fatto, un viaggio della speranza. È impensabile che la salute dipenda dal luogo di nascita.
Sulla sanità si insiste a procedere con prassi obsolete, sterili, risultato di un federalismo fallimentare che da un lato vede la mancanza di una strategia armonica a livello centrale, dall’altro l’incapacità di molte Regioni di gestire in maniera efficiente la spesa, con deficit paurosi e piani di rientro problematici e formali, spesso conseguenza di ingerenze della malapolitica. Il verdetto del Procuratore Generale della Corte dei Conti sui bilanci regionali dei giorni scorsi è esemplare in tal senso. Dopo 14 anni dalla Legge Costituzionale che ha dato vita a questa struttura, assistiamo alla compresenza di 21 Sistemi Sanitari Regionali differenti, in territori con diverso gettito fiscale e autonomia nell’organizzazione dei servizi.
Siamo al limite della sostenibilità dei principi che regolano il Ssn.- dichiara il Segretario Nazionale dell’Associazione “Giuseppe Dossetti: I Valori” Claudio Giustozzi- ed è il momento di riprendere le redini di questo settore che è sempre stato un fiore all’occhiello del nostro sistema sociale. Come Associazione, riteniamo sia l’ora di avviare una nuova fase di accurata programmazione, stabilità normativa e rapidità di accesso ai farmaci innovativi, superando le stratificate frammentazioni regionali e riequilibrando i poteri e le competenze tra Stato e Regioni. Rivedere il sistema dei payback e investire in prevenzione è la ricetta per garantire un vero risparmio e una reale sostenibilità del sistema. Ciò richiede uno sforzo di visione e di ripensamento tale da consentire un nuovo slancio in avanti e la ripresa di un percorso di creazione di un benessere collettivo. Le criticità vanno affrontate se non vogliamo abbassare le soglie della qualità dell’assistenza sanitaria, ma tagliare non è la soluzione».
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Maxiemendamento a Dl Enti locali: tra i contenuti, Manovra e riordino Aifa
Un pacchetto di 16 emendamenti quello presentato ieri mattina dal Governo in Commissione Bilancio al dl Enti locali. E tra le misure contenute confermata l’intesa del 2 luglio tra Governo e Regioni sul mancato aumento del Fondo sanitario nazionale ma anche il potenziamento dell’Aifa. Mentre al momento non ci sarebbero misure riguardanti il riordino di Iss e Agenas. Per quanto riguarda l’Aifa si prevede, nel triennio 2016-2018, un aumento del personale da 389 a 630 unità, con massimo 80 neo assunti l’anno. Obiettivo della proposta, secondo quanto si legge nella relazione illustrativa, è quello di «adeguare l’assetto organizzativo e il numero di personale dipendente» a compiti e funzioni «in continuo aumento» dell’Agenzia, ma anche metterla alla pari degli «standard di personale delle altre agenzie europee». La necessità era stata più volte avanzata da Aifa e l’idea è che da maggiori risorse possa derivare una maggiore efficacia dell’Agenzia, che in questo modo potrebbe anche dare un’accelerata agli iter autorizzativi per i nuovi farmaci. Per quanto riguarda gli oneri economici, l’emendamento prevede che siano coperti attraverso l’incremento delle tariffe e dei diritti versati all’Aifa, che saranno definiti attraverso un successivo decreto del Ministero della Salute. Secondo quanto si apprende, la commissione Bilancio dovrebbe terminare l’esame e il voto degli emendamenti al Dl Enti locali entro mercoledì, giorno in cui il testo potrebbe passare all’Aula.